Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 485

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Boria e tracollo dell’Io
appare come un luogo di «esilio», a Murphy come un «santuario»
95
.
Come l’uomo di Geulincx, anche il Murphy beckettiano è con-
vinto – ma per ragioni ovviamente diverse – dell’irrilevanza e
dell’inconsistenza dell’agire nel mondo e si apre (o si chiude nel,
secondo i gusti) al «piccolo mondo» del proprio Io. E come l’uo-
mo di Geulincx, deve vincere le tentazioni che provengono dal
«grande mondo»: il piacere suscitato dall’amore o da un biscotto di
marzapane
96
. Resiste come può alle sue inclinazioni e alle seduzio-
ni provenienti dall’esterno: non si siede semplicemente, ma si lega
con puntuale efficacia alla propria sedia a dondolo.
A questo punto del nostro discorso possiamo ragionevolmente
affermare che la boria dell’Io agente ed attivistico trova in Geulincx
e in Beckett – con movenze
dimostrative
nell’uno,
ostensive
nell’altro
– il suo clamoroso tracollo. Seppur provenienti da lontananze si-
derali che si toccano – dunque ossimoriche, come solo le distanze
intellettuali sanno essere –, il filosofo e lo scrittore convergono
nell’implicita affermazione di una disappartenenza dell’Io a se stes-
so
97
: un Io che (vichianamente) non “si fa” da sé, ma “si trova” in
una dimensione affettiva, emozionale e cognitiva ordinaria, come
anche in una circostanza storico-esistenziale che, pur essendo sue
“proprie”, portano tuttavia il marchio originario dell’“estraneità”,
perché non sono state scelte, ma subite
98
. Da questa forma di di-
95
M
, p. 145.
96
Cfr.
M
, p. 90. Ha ragione Todorov, quando sostiene che «il mondo di
Beckett non è disperato» e che «dobbiamo riconoscere che si tratta di un mon-
do privo di illusioni e di compiacenza». Mi riesce più difficile seguirlo, quando
(con finezza argomentativa certo encomiabile) crede di rintracciare nell’opera
beckettiana uno spazio disponibile – sebbene solo allusivo e non esplicito – per
la «speranza» (cfr. T. Todorov,
Beckett, la speranza
, in Id.,
Gli altri vivono in noi, e noi
viviamo in loro. Saggi 1983-2008
– 2009 –, tr. it. di E. Lana, Milano, Garzanti, 2011,
pp. 431-448, in part. pp. 447-448).
97
Sul concetto di disappartenenza dell’Io cfr. R. Diana,
Depotenziamento del
“cogito” e “disappartenenza” dell’Io. In margine al “De antiquissima”
, in «Bollettino del
Centro di studi vichiani», XL, 2010, 1, pp. 115-124; Id.,
Disappartenenza dell’Io.
Berkeley e Beckett
, cit.
98
Su questi temi cfr. P. Piovani,
Principi di una filosofia della morale
(1972), in
Id.,
Per una filosofia della morale
, a cura di F. Tessitore, Bompiani, Milano, 2010,
1...,475,476,477,478,479,480,481,482,483,484 486,487,488,489,490,491,492,493,494,495,...500
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