Rosario Diana
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il suo sé. Dio, scrive l’autore dell’
Etica
,
ha fatto due mondi: uno fuori di noi (la cui essenza viene esaurita
dai veementissimi, diversissimi e ordinatissimi movimenti delle diverse
parti di quest’estensione);
l’altro dentro di noi
,
di gran lunga più bello e più
elegante
, che si risolve in immagini diversissime e grandissimamente
mirabili e in forme di luce e di colori infiniti, di sapori, di suoni, ecc…
48
.
Il corpo proprio è «congiunto» al sé, ma non si identifca con
quest’ultimo, anzi è il suo «strumento»
49
per relazionarsi al mondo:
Vi è anche un certo corpo, che maggiormente è unito a me, soprattutto
a questo scopo,
che io percepisca per suo mezzo gli altri corpi
, […] e che non
possa percepirli diversamente. (Se, infatti, non avessi questi occhi, non
vedrei; se non avessi le orecchie, non sentirei). Siccome questo corpo
è
congiunto a me
, soglio chiamarlo “mio corpo”
50
.
La questione è posta in maniera ancora più chiara nella
Metafisica
vera
, che si apre con la rapida riproposizione del
cogito
cartesiano
e la conseguente acquisizione dell’indubitabile consistenza onto-
logica dell’Io
51
. Seguendo la
ratio cognoscendi
, la certezza riferita alla
sostanzialità dell’Io è una conquista che precede quella relativa al
corpo proprio. Anche questa circostanza attesta la priorità dell’Io-
mente/anima rispetto all’unione della
res cogitans
con quella
exten-
sa
. Inoltre, fra le due parti che compongono l’essere umano vige
un’assoluta eterogeneità essenziale: infatti, mentre l’Io è semplice
e indiviso, il corpo è composto di parti. Ecco cosa scrive Geulincx
in merito a tale questione:
Io sono, e sono cosa
semplice
,
indivisa
, e
priva affatto di parti
. Non
ho coscienza di alcuna mia parte; anzi sono conscio, in maniera
48
E
, p. 151 (corsivi miei).
49
Cfr.
Metafisica vera
, p. 232.
50
E
, p. 108 (versione lievemente modificata nella punteggiatura; corsivi miei).
51
Cfr.
Metafisica vera
, p. 227.
