Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 471

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Boria e tracollo dell’Io
«condicio humana» avesse un inizio e senza poterne prevedere o
provocare la fine. I passaggi testuali sono su questo punto assai
illuminanti:
Non sono […] ignaro della condizione umana […]; ma del modo
con cui sono in questa condizione, sono invece profondissimamente
ignaro
45
. Non conosco il modo, per cui sono in questa condizione
[…]. Ho appreso bene di […]
non essere venuto al mondo per mio volere
;
non mi ha infatti allora interpellato colui che tanto mirabilmente mi
ha posto qui, se mi piacesse star qui. Dio mi ha posto qui senza che
lo sapessi e senza l’assenso della mia volontà. […] E come sono stato
portato qui, così comprendo di poterne essere rimosso ora o un’altra
volta, anzi ben presto;
di esserne rimosso a mia insaputa,
[…]
senza il mio
consenso
46
.
Se è vero che per Geulincx – come si è detto – l’essere umano si
definisce per l’unione di mente e corpo (anch’essa
non
fatta
da noi,
ma da Dio
47
), è vero anche, però, che il filosofo fiammingo ravvisa
nel mondo interiore, nella mente e nell’anima, il
proprium
di tale
ente. Il
proprium
, che qui si vuole delineare e circoscrivere, va inteso
non soltanto come ciò che, sul piano ontologico-oggettivo, meglio
e più specificamente caratterizza la natura dell’uomo, ma anche
come quella dimensione dell’essere che, sul piano psicologico-sog-
gettivo, egli sente più
propria
: quella – per intenderci – a cui l’uomo
di Geulincx si riferisce quando – seppure nella nuova prospettiva
dischiusa dalla consapevolezza della «condicio humana», dal rico-
noscimento e dall’assunzione dell’umiltà come virtù fondamentale
e dal rifiuto di ogni
hybris
egoica – “ancora” dice
Io
, per nominare
45
AE
, p. 200.
46
E
, p. 113. In sintonia con queste affermazioni tratte dall’
Etica
sono quelle
che ritroviamo in un volumetto di Ernesto Buonaiuti del 1928, dedicato – peral-
tro – ad un altro fiammingo cui Geulincx deve molto: «Dal grembo della pro-
pria madre, ogni infante che viene alla luce corporea è sepolto in un tale abisso
di tenebre spirituali, da ignorare che cosa sia, da chi sia stato creato, da chi sia
stato generato, già gravato di colpa, pure prima di conoscere o di praticare un
qualsiasi comandamento» (E. Buonaiuti,
Giansenio
, Milano, Athena, 1928, p. 44).
47
Cfr.
Metafisica vera
, p. 270.
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