Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 468

Rosario Diana
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Una delle due: o io non ho la minima conoscenza del movimento
del mio corpo né del modo di questo movimento, o ne ho soltanto
una
conoscenza posteriore
, ossia una conoscenza che non dirige questo
movimento, ma
che ritrovo per la prima volta, quando è interamente realizzato
35
.
Non potendo essere successiva, e quindi appresa, la conoscenza che
“può dirigere un movimento” deve essere necessariamente innata.
La divinità è quell’ente superiore che possiede la conoscenza
originaria, compiuta e totale del mondo, unitamente alla la
vis
crea-tiva. Pertanto – in aperto conflitto con le posizioni aristo-
teliche, che a quel tempo in Olanda, e non solo in questo pae-
se, rappresentavano l’
establishment
accademico – Geulincx ritiene
che solo a Dio spetti la funzione di causa efficiente. Privati della
possibilità di un’azione reciproca effettiva, dinanzi alla mente del
filosofo, finalmente «purgata dal […]
paradigma dell’efficienza
»
36
– il
più insidioso dei “pregiudizi”, di cui l’uomo deve assolutamente
liberarsi per realizzare la virtù –, gli enti intramondani rivelano la
loro reale natura: essi non sono niente altro che «strumenti» nelle
mani sagge e benefiche di Dio, questa «immensa centrale, attiva
giorno e notte, di secondo in secondo»
37
, sempre pronta a collega-
35
E
, p. 109, nota 1 (corsivi miei).
36
A. Geulincx,
Metafisica vera
(1691), in
EM
, p. 282 (testo lievemente modifi-
cato; corsivi miei. D’ora in poi:
Metafisica vera
).
37
H.J. de Vleeschauwer,
Occasionalisme et conditio humana chez Arnold Geulincx
,
in «Kant-Studien», L, 1958-1959, 1, pp. 109-124, qui p. 115. L’interpretazione,
che questo saggio offre della «filosofia spiritualista negativa» (ivi, p. 123) di Geu-
lincx, agevola – molto indirettamente, certo – la comprensione dell’attenzione
beckettiana per questo pensatore. De Vleeschauweer, infatti, ritiene che l’occa-
sionalismo abbia un ruolo innegabile ma secondario nella teoresi di Geulincx.
Più che costituire il punto di partenza della sua filosofia, esso rappresenterebbe
solo «la risposta o la replica positiva» al «principio negativo» dell’impotenza (ivi,
p. 118), la cui definizione sarebbe il vero obiettivo della riflessione geulincxiana.
In sostanza, l’appello all’occasionalismo servirebbe a Geulincx unicamente per
rendere ragione dell’accadere fattuale in un mondo dominato dall’impossibilità,
per l’uomo e gli altri enti, di agire esteriormente e produrre effetti tangibili. La
lettura di de Vleeshauwer fa, quindi, della meditazione geulincxiana non tan-
to l’espressione della declinazione occasionalista in ambito cartesiano, quanto
piuttosto il luogo dove – in stretto collegamento con il giansenismo – viene
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