Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 463

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Boria e tracollo dell’Io
dizioni necessarie affinché l’agire assuma una configurazione etica.
La prima delle quattro – ma l’ordine di successione, con cui ven-
gono presentate, risponde alle esigenze dell’esposizione discorsiva
e non è indizio, come si vedrà, di una gradazione assiologica – è
la «diligenza [
diligentia
]», cui l’uomo virtuoso è condotto dall’
amor
rationis
16
e che consiste nell’«attonito ed elevato ascolto» delle di-
sposizioni provenienti dalla ragione. Segue l’«obbedienza [
obedien-
tia
]», ovvero la sottomissione al dettato razionale e la conseguente
sua esecuzione, atti con cui – come abbiamo visto – l’uomo vir-
tuoso si rende libero. Quindi abbiamo la «giustizia [
justitia
]», che
comanda di eseguire correttamente le prescrizioni della ragione,
senza tralasciare nulla di quanto essa «abbia stabilito di fare o di
omettere»
17
. Infine ritroviamo l’«umiltà [
humilitas
]», che si definisce
come il «disprezzo di sé» – tutto interiore, «non
positivo
, ma
nega-
tivo
», ossia tale da non richiedere esercizi esteriori di autoflagella-
zione – «per amare Dio e la ragione»
18
. Quest’ultima è la «più alta»
delle virtù cardinali, quella che «compie il
circolo
»
19
dei presupposti
imprescindibili per l’agire morale. Il «circolo», dunque, non la di-
sposizione lineare, è la figura geometrica alla cui luce le quattro
virtù cardinali rivelano la loro strutturale rimandatività reciproca.
Infatti, l’attenzione rivolta ad un dettato della ragione (
diligenza
)
sarebbe vuota adulazione intellettuale senza un volontario atto di
sottomissione ad esso (
obbedienza
), che – peraltro – non può com-
piersi se non in riferimento alla ragione, se azione morale deve
esserci. L’oggettivazione corretta ed equilibrata della disposizione
razionale in un’azione effettiva (
giustizia
), dal canto suo, presuppo-
ne la piena e convinta dedizione alla ragione, che si può raggiunge-
re solo mettendo da parte il proprio ego (
umiltà
); il disprezzo di sé,
infine, è la condizione delle condizioni, dal momento che l’ascolto
della ragione esige il «silenzio», l’arretramento dell’individuo con le
pp. 78 e 169.
16
Cfr.
E
, p. 96, e
Op
., p. 17.
17
E
, p. 100.
18
E
, p. 104.
19
Ibidem
(corsivo mio).
1...,453,454,455,456,457,458,459,460,461,462 464,465,466,467,468,469,470,471,472,473,...500
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