Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 473

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Boria e tracollo dell’Io
chiarissima, di non avere parte alcuna.
Forse
ho il corpo, ma questo
sarà da discutersi […], e
quello ha parti; ma io nessuna
. Io penso ed in mo-
di diversissimi penso; ma chi pensa in me in tutti quei modi è cosa una
e medesima, e, pertanto, semplice
52
.
«
Quello
ha parti; ma
io
nessuna»: il distanziamento fra il corpo (
quel-
lo
) e l’
Io
, dispiega qui la sua massima ampiezza, e la individuazione
dell’
Io
come mente/anima non poteva trovare un’enunciazione più
evidente. Ma proprio queste ultime osservazioni ci consentono di
planare agevolmente verso l’altro principio fondamentale dell’etica
di Geulincx. Se – come abbiamo argomentato – l’Io si riconduce
alla dimensione interiore della mente/anima, dobbiamo concludere
che l’unico agire in proprio consentitogli si riduce – l’abbiamo già
chiarito – alle mere intenzioni del conoscere e del volere: ben poca
cosa rispetto agli effettivi atti di conoscenza e di volontà che in tutta
la sua vita un individuo compie in totale e riconosciuta eteronomia,
ovvero grazie all’intervento divino. Ciò è indizio dello scarso
valore
che possiamo attribuire all’uomo; denuncia una sua irriducibile in-
digenza ontologica a cui egli – ormai educato all’«umiltà» – deve sa-
per commisurare e adeguare il suo
volere
. Sicché – e arriviamo final-
mente alla massima geulincxiana – «
dove nulla vali,
ivi
nulla devi volere
[
ubi nihil vales, ibi nihil velis
53
. In questa formula, spiega il pensato-
re fiammingo, vengono richiamate entrambe le parti dell’«umiltà».
Infatti, nella prima metà, «dove nulla vali»,
echeggia l’
introspezione
(scrutandoci nell’intimo, abbiamo imparato, in
maniera chiarissima, che noi
non valiamo nulla in tutta la nostra umana
condizione
e le sue singole parti, ossia noi, circa queste cose,
non possiamo
fare né che siano così, né che siano altrimenti o che non siano affatto
54
.
Nella seconda metà, «ivi nulla devi volere», «echeggia […] il
di-
52
Ivi, p. 229.
53
AE
, p. 174. Molto opportunamente Alain de Lattre osserva che proprio
in questa massima «si realizza la connessione fra l’etica e la metafisica» (A. de
Lattre,
L’occasionalisme d’Arnold Geulincx
, cit., p. 496).
54
AE
, p. 202 (corsivi miei).
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