Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 469

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Boria e tracollo dell’Io
re opportunamente e realizzare intenzioni e movimenti. Uomini
e cose sono solo “occasioni” per l’agire divino, che accentra in sé
ogni causalità efficiente e si serve del moto per realizzare gli effetti
voluti. Scrive Geulincx:
Coloro che sono iniziati alla vera filosofia sanno con estrema certezza
che né il sole fa luce, né il fuoco calore, né i gravi la caduta: ma
un
Motore
produce immediatamente e prossimamente tutte queste cose,
imprimendo un diverso moto alle varie parti della materia; costituisce
tutti quei corpi diversi (il sole, il fuoco, le pietre, ecc.) con moti diversi
e senza alcun altro intervento; e produce questi diversissimi effetti
per i nostri sensi, e il loro uso, con il moto e con le diverse parti della
materia, cui imprime quel moto usandole come
strumenti
. Anche se ci
risulta in maniera chiarissima che non è autore di queste cose chi non
sappia che cosa e come si faccia, comprendiamo pure chiaramente che
ci può essere uno strumento dell’artefice, che non sappia che cosa e
come vien fatto
per suo tramite
. Onde ci si deve meravigliare di quella
impudenza, ed è ancora una parola lieve, delle Scuole peripatetiche,
che ripone quelle cose naturali nel numero delle
cause efficienti
, quando
per salvare i fenomeni, e cioè le apparenze della natura (e questo è un
compito dei filosofi), basta metterle nel numero degli strumenti
38
.
elaborata un’ontologia «negativa», capace – a suo avviso – di suscitare l’interesse
di pensatori e correnti filosofiche e letterarie del Novecento. Ecco perché a un
certo punto lo studioso si chiede come mai l’esistenzialismo «non si sia ancora
deciso ad accogliere Geulincx nella galleria dei suoi antenati» (ivi, p. 113). Be-
ckett lo ha fatto, sebbene non in una prospettiva esistenzialista. Anche Ales-
sandro Ottaviano è contrario ad un’interpretazione del pensiero geulincxiano
troppo schiacciata sulla teoria delle cause occasionali come soluzione data al
problema cartesiano del rapporto fra
res extensa
e
res cogitans
. L’occasionalismo di
Geulincx, sostiene Ottaviano, «non sorge come un ripiego, come una scappatoia
per spiegare come siano congiunte due sostanze […] separate, ma dalla conside-
razione che solo il pensiero ha valore e solo un essere cosciente può operare: noi
operiamo in qualche modo, in quanto possiamo volere, ma questo volere non
ha alcuna efficacia e resterebbe rinserrato in noi, senza alcuna manifestazione o
corrispondenza, se non lo volesse un Essere che è infinitamente a noi superiore
e per essere a tutto anteriore e cioè eterno, di tutto cosciente, può effettivamente
operare» (A. Ottaviano,
Arnoldo Geulincx
, cit., pp. 63-64).
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AE
, p. 94 (corsivi miei).
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