Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 461

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Boria e tracollo dell’Io
di riattizzarle –, ma piuttosto con un atteggiamento di totale indif-
ferenza verso di esse
8
. Come il successivo uomo di Kant – seppure
in una prospettiva teoretica profondamente diversa –, anche quello
di Geulincx deve agire moralmente “obbedendo” al comando del-
la “sola” ragione
9
. Con l’invidiabile chiarezza che contraddistingue
il suo stile, il filosofo fiammingo scrive a questo proposito:
Chi compie un’azione ispirata in parte alla ragione, in parte alla sua
utilità, e piacere o onore, compie quell’azione male, non secondo la
ragione; poiché nulla è ispirato dalla ragione, se non quello che è dalla
ragione nella sua interezza
10
.
Dunque, chi vuole praticare la virtù deve consegnarsi interamen-
te al dettato della ragione; ma può farlo solo se saprà sollevarsi al
di sopra di quell’«amore di sé o
filautia
», che lo rende succube delle
proprie inclinazioni individuali e lo induce a deragliare e a perdersi
nella ricerca di «ricchezze», «onori» e «piaceri». È alla fascinazione
forte dell’
Io
e del
mio
11
che il soggetto morale deve sempre sottrarsi:
la devozione esclusiva e totalizzante alla legge razionale, che deli-
nea i confini dell’agire etico, è assolutamente incompatibile con le
seduzioni esercitate dal
m/Io
. Il processo che apre e governa lo spa-
zio dell’azione morale si riconduce a una duplice “decisione” (che
vedremo poi non essere tale) attraversata da una tensione dialettica:
abdicazione a sé
e
consegna di sé ad un “altro”
sono i due propositi inscin-
dibili – si richiamano l’un l’altro specularmente – che il soggetto
deve far propri, se vuole operare con rettitudine e giocare la “par-
tita” dell’esistere confidando in un suo “finale” radioso di salvezza.
L’oggetto d’amore dell’uomo virtuoso non è però una ragione
astratta, separata dal mondo e dall’accadere, ma è – al contrario –
8
Cfr.
AE
, p. 182;
E
, pp. 157-158.
9
Sul rapporto Geulincx-Kant cfr. H.J. de Vleeschauwer,
Les antecedants du
trascendentalisme. Geulincx et Kant
, in «Kant-Studien», XLV, 1953-1954, pp. 245-
273, e A. de Lattre,
L’occasionalisme d’Arnold Geulincx
, Paris, Les Editions de Mi-
nuit, 1967, pp. 292 sgg.
10
E
, p. 89.
11
Cfr.
E
, pp. 86-87.
1...,451,452,453,454,455,456,457,458,459,460 462,463,464,465,466,467,468,469,470,471,...500
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