Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 486

Rosario Diana
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sappartenenza – che, appunto, dice nel contempo il “proprio” e
“l’estraneo” – è segnata la «condicio humana» del suddito di Dio
geulincxiano e di quello beckettiano dell’insensatezza.
A voler definire la cifra generale della lettura che Beckett fa di
Geulincx, i cui primi frutti si ritrovano in
Murphy
, si può dire che lo
scrittore irlandese
laicizza
il pensiero del filosofo fiammingo. Farà
la stessa operazione anche con il pensiero di Berkeley, di cui si
servirà per generare l’azione drammaturgica di
Film
(1965), l’uni-
ca pellicola cinematografica firmata da Beckett
99
. Certo, espunto
il teocentrismo dall’
Etica
, vien fuori un Geulincx che non è più
se stesso. È parimenti vero, del resto, che nel leggere il capolavo-
ro del pensatore secentesco, Beckett si ispira a quel criterio di
ciò
che è vivo e ciò che è morto
dal quale può risultare solo un Geulincx
fortemente beckettizzato. Ma dalla lettura di Geulincx esce anche
un Beckett decisamente geulincxizzato. Dall’antico occasionalista
fiammingo lo scrittore desume e fa proprie – opportunamente at-
tualizzate – alcune categorie filosofiche necessarie per svolgere in
positivo (un positivo molto problematico) il tema dell’inattività e
della gettatezza espropriante in cui “si trova” l’Io in rapporto a se
stesso e al mondo. Questa maniera di relazionarsi al testo classico
è di estremo interesse, perché lo saccheggia e lo rimette in circola-
zione come strumento per pensare, non lo relega nella sua nicchia
contestuale facendone un mero oggetto di (pur nobilissima) vene-
razione filologica.
Nella produzione letteraria di Beckett la
Wirkungsgeschichte
dell’
Eti-
ca
geulincxiana va, certo, ben oltre
Murphy
e interessa anche le opere
successive del suo autore. Il capolavoro del fiammingo le attraversa
come può farlo un trattato filosofico letto, meditato e utilizzato da
uno scrittore: trasponendosi icasticamente in un’esperienza vissuta
possibile o visionaria e rivelatrice. In questo esercizio di traslazione
modulante consiste, a mio modo di vedere, un contributo fertile e
rilevante – fra i tanti che si vorranno ravvisare o ideare e realizzare
– che filosofia e letteratura possono darsi reciprocamente.
pp. 631-872, cap. I.
99
Cfr. R. Diana,
Disappartenenza dell’Io. Berkeley e Beckett
, cit.
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