Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 428

Stefania Tarantino
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La vita umana si protende verso altro da sé, vuole liberarsi da quello
stato di indigenza assoluta per
rinascere
come altra.
Impossibilità, irriducibilità, mendicità, la riflessione zambraniana
su Nietzsche verte anche su parole che, oltre a distruzione e con-
sumazione, dicono la passione che l’essere umano ha per la vita.
Il compito primo del pensiero dovrebbe essere quello di decifrare,
gettare un po’ di luce su ciò che accade nella vita delle passioni
vitali, dare espressione a quell’ansia di essere che è il presupposto
naturale, implacabile, della vita.
Nietzsche fu la vittima, in tempi che ancora durano, del sacrificio che
il delirio umano di trasformarsi in divino esige. Un sacrificio che lo
isolò dalla vita intellettuale del suo tempo; lo mise da parte, lo rese
incomprensibile. Che lo portò, al di là di ogni comunità, nel luogo
in cui la parola non può più germinare, a consumarsi in silenzio. Era
indietreggiato dal pensare della filosofia, e anche dalla «ispirazione»
poetica, al mondo tragico; non solo nel suo pensiero, ma nel suo
«essere»
16
.
Fu il delirio a consumare la vita e il pensiero di Nietzsche, a var-
care i confini della ragione ignorando ciò che avrebbe distrutto la
sua stessa vita. E la vita, nelle pagine che la Zambrano scrive ne
L’uomo e il divino
, si sente sempre dinanzi a qualcosa, all’ombra di
qualcosa che la sovrasta. Il delirio nasce da questo sentirsi guardato
senza riuscire a vedere ciò che si sta guardando, da questa ambi-
guità essenziale dell’umano che oscilla tra mendicità e deificazione.
Condizione estraniante da cui il soggetto crede di potersi libera-
re, razionalizzando il tutto, o nel desiderio di fondersi con esso.
Perché – si domanda la Zambrano – il delirio di deificazione è così
irrinunciabile? Da dove nasce? La sua risposta è che nessun sogno,
nessun delirio dell’essere si potrebbe spiegare se l’uomo non fosse
un mendicante, un indigente che può e sa chiedere
17
. La mendicità
segnala la differenza che passa tra l’uomo e l’animale: nell’uomo, il
chiedere può trasformarsi in invocazione a essere più di ciò che si è,
16
M. Zambrano,
L’uomo e il divino
, cit., p. 138.
17
Cfr. ivi, p. 140.
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