Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 421

421
Critica alla boria e
disperata impresa
Evitando di calarsi completamente nel vissuto del mondo popo-
lare subalterno, de Martino distingue il sacro dal religioso e rico-
nosce al religioso una funzione di ripresa storica e di riconduzione
dell’uomo nel divenire di tutti i giorni. In questo senso analizza le
pratiche di elaborazione del lutto e le pratiche di esorcismo magi-
co: come modalità, mitico-rituale, dunque destorificata, di ripren-
dere il lavoro per i vivi e di ritornare a poter operare nella quoti-
dianità. Ma la forma della destorificazione non è completa finché
non realizza pienamente l’umano, cioè la presenza certa per tutti.
Ancora una volta, la presenza è il riflesso della liberazione umana
e si costituisce come
valore
primordiale da affermare puntualmente
con la creatività culturale dell’umana potenza.
Se la destorificazione religiosa fosse effettivamente salvezza della
esistenza umana, rifiuto radicale e definitivo della storicità, ne risulterebbe
una insanabile opposizione fra religione e cultura, e resterebbe senza
spiegazione il fatto che le civiltà hanno tratto alimento dalla vita religiosa
[…]. Al contrario, sebbene la destorificazione religiosa sia vissuta dal
credente come rifiuto della “condizione umana”, ciò che da essa procede
non è una reale destorificazione […], ma il dispiegarsi delle potenze
operative dell’uomo, onde all’ombra del divino si matura l’umano, e per
entro il sacro si dischiude il profano e il laico
66
.
Così, il rapporto fra sviluppo e sottosviluppo si riflette come con-
traddizione della destorificazione come affermazione dell’umano
come
arché
, come universale che si ripropone nel mito, e negazione
della storia e rinuncia al divenire. De Martino trova le potenzialità del-
la destorificazione come possibilità di affermare l’umano attraverso il
divino e affermare un universo di valori pienamente laico e umanizza-
to. In questo sta il compito dello storico delle religioni: dischiudere il
divino fino al punto da far apparire l’umano, riproporre la storia come
volontà umana e necessità della decisione culturale della
presenza
:
Porsi il problema del
vero
di quel
certo
, identificando analiticamente volta
a volta la rete di momenti critici dell’esistenza che sottende mitologie
66
Ivi, p. 63.
1...,411,412,413,414,415,416,417,418,419,420 422,423,424,425,426,427,428,429,430,431,...500
Powered by FlippingBook