Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 427

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Hybris
e delirio di «deificazione»
Dio dell’idea, il Dio impassibile della filosofia, pensiero di pensiero,
ma il Dio dell’amore, quello che vibra nel cuore dell’essere umano
e che rappresenta l’ultima resistenza alla deificazione dell’uomo
13
.
Solo l’amore, infatti, può arrestare l’atto di tracotanza (
hybris
) che
libera dalla propria incompiuta umanità e spinge l’uomo a identifi-
carsi con il divino, trasgredendo il limite tra vita divina e vita uma-
na, violando l’inevitabile separazione. Rimettere al centro la vita
per farla scorrere liberamente, significò riscoprire la tragedia greca
come visione tragica del mondo, il reale come esperienza della lace-
razione e la relazione originaria dell’uomo con il divino
14
. Relazione
rischiosa e non priva di conseguenze perché colloca nel punto ne-
vralgico della contraddizione, della lacerazione senza redenzione.
Non avviene nell’orbita della ragione, ma nel delirio. Nasce dal-
la percezione della propria indigenza, dal sentire il proprio essere
come un mendicante che chiede che gli sia dato qualcosa.
Delirare, per la psiche, è l’uscire da sé, il ritrovarsi senza più confi-
ni che possano dare le coordinate del proprio universo di riferimen-
to; per il contadino è lo straripare di un fiume che rompe gli argini,
è oltrepassare la linea di confine di un campo seminato. Il delirio so-
spende le ferree regole del principio di non contraddizione, la pie-
nezza della ragione discorsiva che valuta tutte le cose a sua misura,
conosciute e sconosciute, visibili e invisibili. L’eccedenza del delirio
rompe le regole del pensiero logico-razionale. Pone di fronte a un
eccesso di verità. Le ragioni del cuore prevalgono su quelle razionali
della mente
15
. Il delirio fa parte della storia umana perché i soggetti
della storia sono esseri che amano e desiderano. Immaginano il loro
essere, vedono ciò che potrebbero essere e si proiettano oltre ciò
che c’è. Dalla storia greca ai nostri giorni è un succedersi di eventi
che testimoniano di questa brama che vuole affermarsi nella storia.
13
Cfr. M. Zambrano,
«Dio è morto»
, in Id.,
L’uomo e il divino
, tr. it. di G. Ferraro,
introd. di V. Vitiello, Roma, Edizioni Lavoro, 2001, p. 134.
14
Cfr. S. Natoli,
Lacerazione e decisione. Riflessioni sul tragico
, in «Il Pensiero»,
Sul
Tragico
, XXXV, 1996, 1, pp. 49-51; cfr. anche Id.,
L’esperienza del dolore. Le forme
del patire nella cultura occidentale
, Milano, Feltrinelli, 1986.
15
Cfr. R. Bodei,
Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia
, Roma-Bari, Laterza,
2000.
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