Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 422

Roberto Evangelista
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e rituali, ricostruendo poi sinteticamente i modi di destorificazione a
cui questi momenti critici furono sottoposti sì che ne risultò una cera
vita religiosa
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.
La civiltà contadina non riesce a uscire dalla ripetizione inane
delle sue esperienze destorificate e solo attraverso lo studio etnolo-
gico è possibile ritrovare l’unità di quella storia che sembrava spez-
zata dalla sopravvivenza di un altro tempo e di un altro mondo.
Solo con lo studio scientifico etnologico è possibile, come scrive
de Martino nella introduzione di
Morte e pianto rituale
, elevare se
non le «povere donne che vivono negli squallidi villaggi» lucani
«almeno le loro figlie e le loro nipoti» verso una «più alta disciplina
del pianto che forma parte non del tutto irrilevante della emanci-
pazione» culturale ed economica del Mezzogiorno d’Italia.
Il problema del sottosviluppo si riflette così come pratica meta-
storica, creatrice di valori che devono essere affermati nella storia,
fino a smascherare se non a superare l’esigenza della destorifica-
zione e della riproposizione del nesso mitico-rituale. Il discorso
delle idee – l’
ideologia
– dell’etnologo riflette l’ideologia del mondo
contadino proponendone una via di uscita valoriale.
Presupposto metodologico della
disperata impresa
di comprende-
re il mondo che appariva come selvaggio è ancora una volta, come
fu per Vico, la critica alla boria per tentare di dischiudere l’unità del
tempo storico e trarre le conseguenze normative di costruzione
dell’umano che emerge dal divino; dell’opera umana che emerge
dalla negazione di essa e dalla proiezione in un dio che si configura
come l’essere metastorico per eccellenza.
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Ivi, p. 64.
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