Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 436

Marco Vanzulli
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i suoi aspetti, proprio per il carattere esclusivamente civile della sua
scelta ermeneutica
3
. Non si tratta certo di difendere
sic et simpliciter
la scienza vichiana della mitologia nei suoi esiti specifici di fronte
alla ricchissima letteratura etnografica contemporanea ed ai risul-
tati relativi alla storia della civiltà che si possono considerare ac-
quisiti. Vico vive nell’infanzia della moderna mitologia critica, e le
sue conclusioni specifiche possono apparire sotto più rispetti inge-
nue. Ma non si può dire lo stesso della sua impostazione generale,
dei principi che guidano l’analisi del complesso sociale. La validità
dell’ermeneutica vichiana del mito si trova soprattutto nella sua
generale impostazione razionalistica, che comprende un tentativo
di ricostruzione del mondo arcaico posto all’interno di una teoria
dei diversi modi della mente umana. La
Scienza nuova
investiga la
comune natura
delle
nazioni
, e per far ciò tenta l’analisi del processo
totale
di un mondo socio-culturale, tenendone insieme tutti i livel-
li, raccolti intorno al costituirsi dell’esistenza materiale – quindi
in primis
socio-economica – delle comunità umane, che produco-
no al contempo un mondo valoriale, di simboli e credenze, di cui
la prima produzione è quella della stessa
umanità
(non una datità,
come indica la famosa etimologia proposta da Vico dalla pratica
dell’“humare”). La validità dell’ermeneutica vichiana del mito sta
dunque nell’unione del suo metodo razionalistico – che non vuole
essere un metodo sovrapposto all’oggetto, ma ad esso consustan-
ziale, come mostrano le degnità XIV e CVI –, per cui ogni produ-
zione culturale, quindi lo stesso mito, s’innerva intorno ad un pre-
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Cfr. a questo riguardo le considerazioni generali di Caillois: «Il est rare,
semble-t-il, qu’un même principe d’explication réussisse deux fois sous le même
angle et dans la même proportion. A la limite, on se demande même s’il n’en
faudrait pas un différent pour chaque mythe, comme si chaque mythe, organisa-
tion d’une singularité irréductible, était consubstantiel à son principe d’explica-
tion […] l’analyse d’un mythe à partir d’un
système
d’explication, si fondé soit-il,
doit laisser et laisse en effet une impression d’insurmontable insuffisance, un ir-
réductible résidu […]. Chaque système est donc vrai par ce qu’il propose et faux
par ce qu’il exclut, et la prétention de tout expliquer peut rapidement amener le
système à l’état de délire d’interprétation» (R. Caillois,
Le mythe et l’homme
, Paris,
Gallimard, 1938, pp. 17-18).
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