Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 437

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Il sacro, il mito e il mondo civile
ciso asse socio-economico, con la teoria della sapienza poetica
4
.
Proprio per ciò si può presumere che Vico abbia contemplato da
vicino certe verità, o aperto molte strade feconde anche sotto il
profilo più strettamente contenutistico, tenuto conto dell’esiguità
del materiale etnografico su cui lavorava e soprattutto del fatto
che la filologia della mitologia greca – alla quale egli si applicava in
maniera quasi esclusiva – non si sarebbe effettivamente sviluppata
che un secolo dopo la
Scienza nuova
.
La scelta del riferimento esclusivo alla fondatività del mondo
civile ritrova nel mito una temporalità integralmente intra-storica.
Da questa prospettiva misureremo alcuni momenti della rifles-
sione antropologica e mitologica che attraverso il sacro e il mito
esprimono la sospensione della temporalità ed il rifiuto della storia
– il mito come l’altro-della-storia, la sua impermeabilità ai signifi-
cati storici, o comunque integralmente storici. Si tratta, insomma,
di porre il pensiero vichiano a confronto con una problematica
propria del pensiero contemporaneo, che però costituisce in cer-
to modo un
analogon
, un caso particolare, di un problema trattato
direttamente da Vico, cioè quello della sapienza inarrivabile degli
antichi, criticata nella
Scienza nuova
. Era quella, ed è questa, una
forma di
hybris
, una boria che sottende una concezione del sapere
inteso come dotato di una sua pienezza originaria, una pienezza
arcana, che poi si perde nel tempo storico – così svalutato –, e che
resta però di nuovo esperibile in modi e da soggetti estranei al lun-
go e faticoso lavoro della scienza; una boria che svilisce e svuota
di valore il faticoso lavoro della storia e della mente umana intesa
come processo.
4
«Considéré en lui-même, le mythe est l’antonyme d’une pensée figée, an-
historique et atemporelle. Lorsque Vico décide de vouer ses nuits à la rédaction
d’une Science Nouvelle des mythes, il ne met pas “de la raison dans la folie”,
selon l’expression de Voltaire qui estime à l’inverse que “les plus insensés de
tous ont été ceux qui ont voulu trouver un sens à ces fables absurdes”. Il fixe
plutôt les règles d’une archéologie du sens historique qui réinscrit les droits de
l’imagination sociale au cœur de la raison scientifique» (O. Remaud,
Les Archives
de l’humanité. Essai sur la philosophie de Vico
, Paris, Editions du Seuil, 2004, p. 188).
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