Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 433

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Hybris
e delirio di «deificazione»
paradossale di non ridurre la personalità a qualcosa di personale,
è più difficile seguirla laddove scrive che la
donna
Lou Andreas-
Salomé avrebbe dovuto fare da «misura» all’impeto vulcanico di
quel «Dioniso germanico». Come e per quale motivo trattenere
ciò che non vuole essere trattenuto? Come arrestare quella poten-
za inarrestabile e sempre più superba che scorreva in lui senza più
alcun limite? Eppure, nonostante l’apparente difficoltà di seguir-
la, mi sembra di scorgere qui qualcosa che va oltre l’idea di una
complementarietà tra i sessi, rifugio pacificatorio in cui la donna
esiste
accanto
all’uomo. C’è qualcosa di più. Forse, quella «misura»
femminile cui la Zambrano fa riferimento, riguarda una presenza
completamente altra, capace di attivare una forza in cui, come
scrive la filosofa Luce Irigaray,
le percezioni diventano vie dell’anima, verso l’anima. Schiudono e
dispiegano questa senza sottrarla al suo respiro, al suo soffio, alla sua
origine invisibilmente tattile. Fanno fiorire la vita, la trasfigurano, la
transustanziano pur salvaguardandola in quanto vita. La trasformano
in umanità, fecondandola con un’esistenza nuova
33
.
Ciò avrebbe significato ricondurre la sua vita all’interno di una
dimensione umana segnata da un’altra unità, da un altro ordine:
se l’aspirazione dell’uomo ad andare al di là della realtà delle cose
può essere compresa, si pone la questione di sapere perché è stata
privilegiata la via della distruzione, del sacrificio e non quella della
trasformazione del reale – della vita, del desiderio, dell’amore
34
.
Ricondotta alla sua assoluta irriducibilità, la presenza di quella
donna, conosciuta a Roma il 13 maggio del 1882, avrebbe potuto
rappresentare l’unica forza in grado di trasformare il suo impeto
distruttivo, la sua tragica solitudine, in qualcosa di vitale.
33
L. Irigaray,
All’inizio lei era
, Torino, Bollati Boringhieri, 2013, p. 81.
34
Ivi, pp. 108-109.
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