Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 417

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Critica alla boria e
disperata impresa
vita civile»
55
. L’economico è cultura perché è distacco dal vitale-
animale, che più tardi de Martino distinguerà dal vitale produttivo
dell’
homo faber
che costruisce gli strumenti per la riproduzione della
propria esistenza
56
. L’economia, il distacco dal vitale, si organizza
in una
coerenza
che fa «associare gli uomini», «istaura determinati
regimi produttivi» più o meno efficaci, «ordina l’immediatezza del
vivere e del patire in un sistema mutevole di “oggetti naturali”»
che orientano i nostri desideri e le nostre avversioni, definisce le
memorie dei passati comportamenti efficaci, permette di costru-
ire quegli strumenti che «estendono e intensificano il potere del
corpo umano»
57
. L’economico si sviluppa, così, in questo modo
e
ritorna
arricchito di quelle stesse forze che ha sviluppato, in una
dinamica ricorsiva che ripropone il passato in un nuovo senso e
con nuove possibilità
58
. Il ricorso dell’economico, dal punto di vista
concettuale, è il primo passo verso il tentativo della soluzione che
prospetta de Martino. La reinterpretazione della crisi della presenza
alla luce del tentativo umano di dotarsi di nuovi spazi di attività
culturali permette all’etnologo napoletano da un lato di partecipa-
re della condizione del mondo popolare subalterno, immergersi in
un
Erlebnis
fondamentale per la ricerca etnografica, dall’altro di in-
terpretare le pratiche culturali del mondo contadino. De Martino
comprende l’impossibilità di funzionamento delle pratiche rituali,
ne vede il carattere svuotato. Se lo scopo della cultura è dotare l’uo-
mo di ulteriori spazi di attività attraverso la coerenza economica e
l’utilizzo degli strumenti che questa coerenza economica appresta,
allora la ritualità del mondo contadino, le sue forme culturali, la sua
organizzazione della realtà non risponde
più
a questa funzione. Ma
in questo non rispondere più sta proprio il senso della storia. Nella
scoperta del carattere vuoto del rito, de Martino ne afferma anche
la funzionalità che il rito aveva quando poteva servire.
55
E. de Martino,
Morte e pianto rituale nel mondo antico. Dal lamento funebre antico al
pianto di Maria
, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, (Torino, Einaudi, 1958), p. 18.
56
Id.,
Fenomenologia religiosa e storicismo assoluto
, cit., p. 58.
57
Id.,
Morte e pianto rituale nel mondo antico
, cit., p. 18.
58
Cfr. ivi, p. 19.
1...,407,408,409,410,411,412,413,414,415,416 418,419,420,421,422,423,424,425,426,427,...500
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