Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 411

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Critica alla boria e
disperata impresa
avevano fatto debiti assai onerosi, sicuri di poterli pagare agevolmente,
dati gli elevati ricavi, e che invece ora non sanno come fare e ricorrono
a nuovi debiti […] oppure soggiacciono all’esproprio […]. La piccola
proprietà di recente formazione entra in crisi aperta […] il prosperare
di una numerosa piccola proprietà coltivatrice si palesa, oggi come ieri,
un mito irrealizzabile
38
.
Ma la crisi agraria esplode con conseguenze più disastrose tra il
1929 e il 1933. Cresce ancora l’indebitamento e il carico fiscale e
diminuiscono i prezzi dei prodotti agricoli. L’economia autarchica
e i dazi doganali colpiscono le colture di esportazione e il mercato
ristagna nella gestione obbligatoria dei consorzi agrari. Come se
non bastasse, quasi tutti i lavori di bonifica subiscono un forte ral-
lentamento e molte tra le principali società di bonifica falliscono.
La proprietà terriera viene accentrata ancora di più nelle mani dei
consorzi dei grandi proprietari.
I mezzi [per le bonifiche] andranno d’ora in poi concentrati là dove
esiste una più favorevole prospettiva di associare con la promessa
della futura proprietà, il lavoro del contadino-colono all’opera di
completamento della bonifica. L’autorità dei consorzi di proprietari ne
esce accresciuta: nei confronti dei proprietari inadempienti (cioè privi
di mezzi adeguati) viene istituita una celere procedura di esproprio
con indennizzo; il Consorzio si sostituirà all’incapace. Procedimento
quanto mai proficuo ai fini della concentrazione della proprietà terriera
in mano ai grandi agrari
39
.
La storia gioca una partita doppia in cui le condizioni di svilup-
po e le condizioni di sottosviluppo si incastrano in una struttura
dove il sottosviluppo è funzionale allo sviluppo, ma rimane
sot-
to
, perché subordinato alla forma produttiva della società. Sono
queste le condizioni del mondo contadino su cui cade l’occhio di
Carlo Levi e di Ernesto de Martino: una condizione di miseria e di
38
Ivi, pp. 74-75. Interessante, a pagina 75, l’esame del riordino del credito
agrario nel 1928, realizzato con l’istituzione di 10 istituti di credito suddivisi per
competenza territoriale.
39
Ivi, pp. 86-87.
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