Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 404

Roberto Evangelista
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È passato reale la struttura, appunto, perché essa è la testimonianza,
il “documento” incontrovertibile di ciò che è stato fatto e continua a
sussistere come condizione del presente e dell’avvenire
21
.
C’è un passato che descrive in anticipo il nostro presente, ed è in
questo senso che Sereni si preoccupa di riconsiderare la
struttura
dei
rapporti economici nelle campagne, per ritrovare l’unità della storia.
Si tratta di un’ulteriore critica a una sorta di boria degli storici, che
delle due l’una: o misurano il passato a partire dal presente, oppu-
re trattano il passato in se stesso, senza considerarne le ricadute
presenti e future. Non c’è discernimento in questa forma di boria,
perché non esiste alcuna selezione degli elementi
predominanti
della
struttura
ovvero di quel passato che
insiste
come condizione del pre-
sente e del futuro. Nel 1945 la condizione delle campagne italiane,
non appare particolarmente mutata rispetto a quella degli inizi del
secolo, che ereditava tutti i problemi post-unitari.
Indubbiamente, fra i problemi del mondo contadino c’erano i
rapporti feudali residuali e – soprattutto – la bassa produttività
22
.
Questi aspetti però non spiegano quali siano le condizioni del
mondo contadino, né in quale senso si possa parlare di
sottosvilup-
po
. Le campagne italiane non erano rimaste indietro, nel senso di
21
E. Sereni,
Il capitalismo nelle campagne (1860-1900)
, cit., p. XVIII.
22
Sereni si concentra in particolare sul Meridione, ma esamina tutte le regioni
italiane. Egli scrive: «Nella maggior parte dell’Italia, comunque, la persistenza di
residui feudali dà a tutta la vita delle campagne italiane una impronta di arretra-
tezza che fa vivace contrasto al progresso tecnico ed economico dell’agricoltura
nei paesi dove una rivoluzione borghese conseguente (come in Francia), e l’im-
petuoso sviluppo industriale (come in Inghilterra) ha promosso la diffusione dei
moderni rapporti capitalistici nell’agricoltura» (ivi, cit., p. 192). Interessante il
fatto che Sereni si concentri molto sull’arretratezza tecnologica dell’agricoltura,
menzionando l’arretratezza del settore chimico, cfr. ivi, p. 193. Il problema del
settore chimico prevarrà in Italia fino all’inizio della prima guerra mondiale. Su
questo cfr. P. Grifone,
Il capitale finanziario in Italia
– 1945 –, Torino, Einaudi,
1971, pp. 17 e 27. Ma nonostante la ripresa, con la guerra, del settore chimico,
il generale divario fra industria e agricoltura e il rafforzamento del latifondismo,
gli svantaggi per la zootecnica, il regresso tecnico e la degradazione delle colture
continueranno, (cfr. ivi, p. 29).
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