Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 227

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La
philotimia
di Diodoro Siculo
Ma la storia delle idee restituisce infiniti esempi di elaborazioni
“universalmente” fondate che si originano all’interno di coordi-
nate etiche specifiche di una data epoca: nell’attuale riflessione
sull’interazione culturale il monito vichiano contro ogni forma di
pregiudizio etnocentrico (e di “
hybris
dei saperi”), considerato di
per sé piuttosto che circoscritto alla polemica ortodossa e filoe-
braica, non soltanto rappresenta un riferimento ideale, che aiuta
a porre in termini più chiari questioni di scottante attualità come
il rapporto tra universalismo etico e relativismo culturale, ma può
risultare concreto codice di comportamento nella pragmatica delle
relazioni interculturali
9
.
È lo stesso Vico, d’altra parte, a denunciare la dipendenza del
discorso sulle borie da una già consolidata tradizione ermeneutica;
nello specifico, la formulazione della boria dei popoli è fatta risalire
all’«aureo detto» di Diodoro Siculo, utilizzato come “pruova filo-
logica” di una più ampia visione filosofica. Il passo di riferimento
(I. 9, 3-4), che il filosofo sintetizza nella sua enunciazione, è tratto
dalle pagine proemiali della
Biblioteca storica
, la monumentale opera
di storia universale dove Diodoro, storiografo siceliota del I sec.
a.C., narra in lingua greca le vicende di tutti i popoli dell’ecumene
antica:
Sull’antichità del genere umano è aperta una controversia non soltanto
tra i Greci, ma anche tra molti popoli barbari, perché tutti dicono di
essere, tra tutti quanti gli uomini, autoctoni e di aver inventato quanto
è utile nella vita, e che i fatti avvenuti presso di loro dai tempi più
lontani sono meritevoli di registrazione. Ma, per quanto ci riguarda, a
proposito dell’antichità di ciascun popolo, non possiamo definire con
9
La valenza etica e storico-filosofica del discorso sulle borie è posta in chiara
evidenza da G. Cacciatore,
Le “borie” di Vico
, cit., che, pur non prescindendo
dalla finalità polemica sulla cronologia biblica, attribuisce alla critica vichiana
sulle borie una portata più generale, sottolineandone la funzione di «dispositivo
etico-filosofico che invita l’umanità, ormai al culmine del processo di incivi-
limento, a guardarsi da ogni forma di boria delle nazioni (potremmo dire in
termini contemporanei, da ogni forma di superbia etnocentrica), così come da
ogni manifestazione boriosa da parte dei dotti (potremmo dire, da ogni forma
di filosofia e di teoria astrattamente antropocentrica)» (pp. 15-16).
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