Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 219

La novità del Nuovo Mondo
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volezza che il mondo antico non si riduce alla perfezione dei versi
anacreontici, ma include anche l’incostanza e l’inattesa crudeltà di
Alessandro Magno
22
), sollevano più di un dubbio sulla lettura di
Todorov
che ci presenta un Montaigne offuscato dall’ideale greco,
incapace di vedere oltre le sponde classiche e che manca la cono-
scenza dell’altro (cioè dell’uomo che non porta con sé il bagaglio
culturale greco-mediterraneo). Lungi dal chiudersi in una medesi-
mezza occupata dalla propria memoria culturale che cannibaliz-
za ogni cosa, imponendosi come sola e unica presenza, gli
Essais
mettono in questione un certo modo di intendere l’umanesimo e
una certa pratica umanistica e nello stesso tempo tratteggiano un
umanesimo realmente aperto e curioso del nuovo e dell’altro
23
.
deteneva a Malacca (cfr. ivi, pp. 357-358 C; tr. it. cit. p. 635), la legge che regola
le morti volontarie nell’isola di Ceo e l’episodio della donna che in quel luogo
si tolse la vita in occasione del passaggio di Sesto Pompeo (cfr. ivi, pp. 31 A; tr.
it. cit., pp. 641-642); e, inoltre, il racconto del portamento delle donne indiane
che si danno la morte dopo la scomparsa del marito (cfr. ivi, p. 707-708; C tr.
it. cit., pp. 1305-1307). Montaigne indica così la possibilità di una virtù al di là
di ogni barriera religiosa, così come suggerisce la possibilità di una purezza al
di fuori dell’orizzonte cristiano – ed è questo, scriveva E. Garin, che lo rende
davvero inquietante (cfr.
Alla scoperta del “diverso”: i selvaggi americani e i saggi cinesi
,
in Id.,
Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVII secolo
, Roma-Bari,
Laterza,
1976, pp. 327-362, p. 345).
22
Nel capitolo I, 1, dove si tratta dell’instabilità dell’individuo, dell’impreve-
dibilità della condotta umana, Montaigne racconta come il magnanimo Ales-
sandro pur si vendicò crudelmente di un nemico vinto che aveva resistito con
valore ai Macedoni (una spietatezza simile a quella manifestata nella presa della
città di Tebe e nello sterminio dei suoi abitanti), mostrando così che anche il più
perfetto modello di costanza poteva cadere preda della variabilità dell’umore e
della fortuna (cfr.
Essais
, pp. 9-10 B C; tr. it. cit., pp. 11-13).
23
Sulla questione si veda N. Panichi,
I vincoli
, cit., p. 444
et passim
. Cfr. inoltre
M. Ishigami,
Montaigne à la recherche de la condition humaine et des principes de vie
, in
«Bulletin de la Société des Amis de Montaigne
»
, 1962, 23-24, pp. 68-77, che
accentua l’influenza dell’umanesimo rinascimentale su Montaigne, e A. Buck,
Montaigne und die Krise des Humanismus
, in
Das Ende der Renaissance: europäische Kul-
tur um 1600
, Vorträge herausgegeben von A. Buck und T. Klaniczay, Wiesbaden,
Harrassowitz, 1987, pp. 7-21, per il quale, alla luce delle riflessioni sulla debolez-
za della condizione umana, la posizione del bordolese non può essere livellata su
quell’umanesimo rinascimentale fiducioso nell’uomo e nei classici.
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