Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 223

La novità del Nuovo Mondo
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rale e politico della società del suo tempo; la legittimità dell’auto-
comprensione dell’uomo europeo quale civilizzato in opposizione
ai barbari e selvaggi degli altri continenti; l’inadeguatezza di queste
stesse categorie con le quali il pensiero occidentale rappresenta
l’altro culturale
28
. Gli
Essais
, quindi, attaccano da più fronti e de-
moliscono la “boria” intellettuale della civiltà europea, mettendone
in luce le ipocrisie, le incongruenze, le contraddizioni. Essi lascia-
no apparire il contrasto tra una parte della comunità erudita e la
realtà materiale, morale e politica dell’epoca: non pochi cultori del-
le lettere, contemporanei del bordolese, si mostrano ripiegati su se
stessi e incapaci tanto di confrontarsi con l’esperienza e con la no-
vità quanto di svecchiare quello stesso sapere che preservano e ve-
nerano, mentre la realtà tardo rinascimentale è segnata, su un ver-
sante dell’Atlantico, dal genocidio dei popoli del Nuovo Mondo,
sull’altro, dalle guerre di religione e dalle barbarie che queste ultime
scatenano, ma anche da una sempre più accentuata divaricazione
tra ricchezza e povertà, splendore e miseria, privilegi e marginalità.
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Si ricordi almeno questo passo del complesso discorso montaignano sulla
barbarie in I, 31: «Or, je trouve, pour revenir à mon propos, qu’il n’y a rien de
barbare et de sauvage en cette nation, à ce qu’on m’en a rapporté, sinon que
chacun appelle barbarie ce qui n’est pas de son usage» (
Essais
, I, 31, pp. 205-206
A C; tr. it. cit., p. 373).
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