Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 229

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La
philotimia
di Diodoro Siculo
razza di invasori indoeuropei arrivata da Nord fatta e compiuta; il
paradigma di riferimento, proposto in contrapposizione all’opzio-
ne nordica, è invece il cosiddetto “modello antico”, che identifica
nella cultura ellenica l’erede delle secolari civiltà mesopotamica e
egiziana
13
. Proprio l’opera di Diodoro figura tra le fonti a sostegno
dell’opzione “egiziana”
14
, che – sostiene Bernal – fu accantonata
dai moderni per esclusive ragioni ideologiche; all’origine del suc-
cesso del
pattern
indoeuropeo sarebbe infatti l’emergere, a partire
dal tardo XVIII secolo, di istanze razziste e antisemite prima, co-
lonialiste poi. Una rinnovata “boria dei dotti” viene rimproverata
da Bernal agli accademici dell’era contemporanea: il malcostume
intellettuale che conduce all’interpretazione del passato sulla base
di orizzonti mentali ad esso estranei, e riconducibili a dinamiche
ideologiche a un tempo moderne e occidentali, si inserisce a pieno
nel paradigma “hybristico” già stigmatizzato da Vico
15
. Ma il co-
mune denominatore dell’utilizzo “attualizzato” del dettato diodo-
reo si profila al contempo quale elemento di marcata distinzione:
il richiamo del siceliota alla controversia etnica, che Vico utilizza
come monito contro la presunzione dei gentili, e soprattutto degli
Egiziani, di aver scoperto per primi quanto è utile al mondo, nella
trattazione di Bernal diventa invece funzionale alla dimostrazione
dell’origine egiziana della cultura e del popolo ellenico
16
. L’opposta
13
La pubblicazione del triplo volume di Bernal ha provocato un vero e pro-
prio terremoto negli studi storico-etnologici, anche al di là del valore scientifico
e dell’accuratezza documentaria dell’opera. Una discussione critica e ragionata
sull’ipotesi di Bernal, e sulla documentazione da lui utilizzata, è offerta da E.
Hall,
When is a myth not a myth? Bernal’s “Ancient model”
, in T. Harrison (a cura di),
Greeks and Barbarians
, Edinburgh, Edinburgh University Press, 2002, pp. 133-
152 (pubblicato per la prima volta in «Arethusa», 25, 1992, pp. 181-201).
14
Cfr. M. Bernal,
Atena nera
, cit., pp. 134-135.
15
Nella degnità relativa alle borie, Vico condanna quella «proprietà della men-
te umana ch’ove gli uomini delle cose lontane e non conosciute non possono
fare niuna idea, le stimano dalle cose loro conosciute e presenti» (
Sn44
, pp. 494-
495, capov. 122; cfr.
infra
n. 34).
16
A dispetto di talune contraddizioni che ravvisa all’interno della
Biblioteca
storica
sulla disputa tra Greci e barbari, Bernal si dice sicuro che «il filone prin-
cipale dell’opera di Diodoro è la sua credenza che l’Egitto e, in misura minore,
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