Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 212

Raffaele Carbone
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Letture così forti e senza appello rischiano di chiudere l’intera
opera montaignana su se stessa, protetta dalla tradizione cultura-
le di cui pur si nutre e da essa isolata rispetto all’esterno, mentre
in realtà di fronte a quell’eredità letteraria e filosofica, certo pre-
sente nella riflessione sui cannibali, il bordolese esprime giudizi e
opera selezioni, attingendo soprattutto ad autori come Lucrezio e
Plutarco, che potevano aiutarlo ad articolare la sua visione di un
mondo in movimento e in perpetua metamorfosi e fornirgli argo-
menti e strumenti per mettere in discussione le categorie rigide, i
compartimenti stagni, le polarità forti (normale/mostruoso, civi-
lizzato/barbaro, ecc.).
Nel capitolo I, 31, a nostro avviso, non sembra porsi in pri-
mo piano il mito umanistico: sin dalle prime pagine Montaigne
riconosce la novità radicale del Nuovo Mondo
6
contestando, sulla
base dei dati forniti dall’esperienza dei navigatori, l’autorità e l’ef-
ficacia delle narrazioni di Platone e dello pseudo-Aristotele rela-
tive, rispettivamente, ad Atlantide e a una grande isola fertile che
sarebbe stata scoperta dai Cartaginesi
7
. D’altro canto, nell’
Apologie
Seuil, 2004 (1989), pp. 70-71 (tr. it.
Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversità
umana
, a cura di A. Chitarin, Torino, Einaudi, 1991, p. 51).
6
A riguardo molto puntuali ci sembrano queste osservazioni di Gliozzi:
«Prendendo spunto dalla lettura di Gómara, Montaigne sviluppa infatti in tutte
le sue potenzialità il concetto di novità del Nuovo Mondo: questo merita tale
epiteto per il fatto di essere un “paese infinito” fino ad oggi ignoto (Montaigne
non ne accetta più l’identificazione con l’Atlantide), la cui scoperta giunge quasi
a conferma sperimentale della dottrina epicurea sulla pluralità dei mondi» (G.
Gliozzi,
Le scoperte geografiche e la coscienza europea
, in Id.,
Differenze e uguaglianza
nella cultura europea moderna. Scritti 1966-1991
, a cura di A. Strumia, introduzione
di C.A. Viano, Napoli, Vivarium, 1993, pp. 123-154, p. 144). Altrettanto con-
divisibile, inoltre, si rivela il punto di vista di MacPhail: «Montaigne rejects the
identification of the New World with Atlantis or any other classical antecedent.
Rather, his argument tends to confirm the ignorance of European civilization,
for while Plato may have known about Atlantis, even the most learned cosmog-
raphers never knew about America» (E. Macphail,
In the Wake of Solon: Memory
and Modernity in the Essays of Montaigne
, in «Modern Language Notes», CXIII,
1998, 4, pp. 881-896, p. 884).
7
Cfr.
Essais
, pp. 203-204 A (tr. it. pp. 367-371). Per quanto riguarda questa
seconda ipotesi, si tratta dello pseudo-Aristotele del
De mirabilibus auscultationi-
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