Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 211

La novità del Nuovo Mondo
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Da un’altra prospettiva anche Tzvetan Todorov ritiene che
Montaigne non abbia realmente percepito né conosciuto l’altro,
ma sia rimasto invischiato nell’autoreferenzialità della propria tra-
dizione culturale, proiettando sull’altro un’immagine di sé, un idea-
le dell’io personificato dal mondo classico:
Di fronte all’Altro, Montaigne è, incontestabilmente, mosso da uno
slancio generoso: invece di disprezzarlo, lo ammira; e non tralascia
di criticare la propria società. Ma l’altro trova qualche vantaggio da
questo gioco? Si può dubitarne. Il giudizio di valore positivo è basato
su un equivoco, la proiezione sull’altro di un’immagine di sé – o,
più esattamente, di un ideale dell’io, rappresentato per Montaigne
dalla civiltà classica. L’altro, in realtà, non viene mai percepito né
conosciuto. Ciò che Montaigne elogia non sono i “cannibali”,
ma i suoi propri valori. […] Il coraggio guerriero e la poligamia, il
cannibalismo e la poesia verranno giustificati o indicati come esempio,
non in funzione di un’etica universale esplicitamente accettata, e
ancor meno in funzione dell’etica altrui, ma, semplicemente, perché
queste caratteristiche si ritrovano presso i Greci, che incarnano l’ideale
personale di Montaigne
5
.
rali dell’uomo moderno, rispetto a cui riluce la grandezza degli antichi: «Thus
he remains essentially the humanist who uses the theme of the Indian – happy,
good, and especially brave – to confirm the humanists’ myth of modern man as
a moral and psychological pigmy. He is thus, once again, in line with Petrarch,
who admitted no modern heroes in his “biographies”» (A. Scaglione,
A Note on
Montaigne’s
Des Cannibales
and the Humanist Tradition
, in
First Images of America.
The Impact of the New World on the Old
, edited by F. Chiappelli, M. J. B. Allen,
R. L. Benson, 2 voll., Berkeley-Los Angeles-London, University of California
Press, 1976,
vol. 1, pp. 63-69, p. 68)
.
Va presa in considerazione anche la lettura
di D. Quint, che pur sviluppando alcuni argomenti di G. Defaux, sposta la sua
attenzione sul contesto politico-sociale: sulla base di un’interpretazione generale
degli
Essais
come risposta etica alle guerre civili in Francia, egli legge
Des Canni-
bales
come un richiamo alla nobiltà francese affinché riformi il suo ethos aristo-
cratico e abbandoni il suo inflessibile stoicismo in nome di una comprensione e
tolleranza reciproca. Cfr. D. Quint,
Montaigne and the Quality of Mercy. Ethical and
Political Themes in the
Essais, Princeton (New Jersey), Princeton University Press,
1998, pp. 77-79. Segnaliamo, infine, che evoca e discute i lavori e le posizioni di
Defaux, Todorov e Quint un bel libro di Z. Zalloua,
Montaigne and the Ethics of
Skepticism
, Charlottesville, Rookwood Press, 2005, pp. 119-125.
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T. Todorov,
Nous et les autres. La réflexion française sur la diversité humaine
, Paris,
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