Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 205

Il mito di Prometeo in età moderna
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dis», applicata a una dimensione pratica e tecnica, alla portata di
tutti. Non più dunque l’immagine di un eroe che aspira a una forma
di apatia stoica, come in Bovillus, ma quella di intere generazioni
che agiscono sollecitate da una «stimulatio perpetua et irrequieta»
47
.
Questo atteggiamento, che Bachelard, movendo da prospettive
blandamente junghiane, ha battezzato «complesso di Prometeo»
48
,
fatto di incessante desiderio, intima insoddisfazione e pulsione
conoscitiva, si ritrova anche in Galileo, impersonato nella figura
dell’indagatore dei suoni che, dotato di attribuiti “prometeici”,
compare, in una sorta di novellina euristica, nel
Saggiatore
. Nel
suo carattere sono presenti tutte le qualità del nuovo scienziato:
l’«ingegno perspicacissimo», che costituisce il momento razionale
della ricerca, e la «curiosità straordinaria», che rappresenta la com-
ponente sperimentale
49
e che nel Seicento non è più sinonimo di
trasgressione ma promossa a inclinazione fortunata a conoscere
l’ignoto, protesa a ricercare il senso di un’esperienza, dotandola
di un’interpretazione, e incessantemente sorretta da un desiderio
incontentabile. E la sua ansia itinerante, che lo sospinge ora in «un
piccol tugurio», ora in «un tempio», ora in un’«osteria», rispecchia
l’
ethos
dell’osservatore inquieto, pronto a misurarsi generosamente
con la concretezza del vivente, interrogato senza lesinare spese e
fatiche, pronto a ritornare sui suoi passi, a ricredersi sulle prime
impressioni, in un’interrogazione del mondo sensibile che non tro-
va mai pace
50
. Non per caso l’etimo di “curiosità” mostra la deriva-
zione da “cura”, una parola che implica sollecitudine, zelo, diligen-
47
Cit. in J.-C. Margolin,
Le mythe de Prométhée
, cit., p. 267.
48
La formula è in G. Bachelard,
Psychanalyse du feu
, Paris, Gallimard, 1971.
49
Su quest’ultima dote cfr. E. Raimondi,
L’esperienza, un «curioso» e il romanzo
,
in Id.,
La dissimulazione romanzesca. Antropologia manzoniana
, Bologna, il Mulino,
2004
3
, pp. 17-30.
50
Non è quindi del tutto vero quanto afferma M. Cavazza,
Metafore venatorie
,
cit., pp. 119-120, che tende a contrapporre la metafora del labirinto come selva
secondo il punto di vista di Bacone, espressione del metodo induttivo, alla me-
tafora del labirinto come architettura geometrico-matematica che esprimerebbe
l’impostazione mentale di Galileo, perché anche nel racconto dell’uomo che
studia la natura dei suoni il metodo seguìto è quello induttivo.
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