Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 207

Il mito di Prometeo in età moderna
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non ha schernitori della caduta», esattamente come è dipinto nella
raccolta di simboli di Anselmo Boezio de Boodt ricordata sopra.
Pur essendo un gesuita, Bartoli, più che un seguace di Aristotele
e un assertore del principio dell’autorità, sembra qui condividere
le pronunzie di un Bacone o di un Galileo, facendo di Icaro un
modello anche per i cultori delle scienze umane, assolti dal peccato
di
hybris
nella certezza che «più felici andrebbon le lettere» e sareb-
bero impiegati «a miglior uso gli anni, gli studii e l’ingegno», solo
che tutti gli sforzi fossero rivolti «ad arricchire le scienze e l’arti di
qualche nuovo ritrovamento, che, non conosciuto da gli antenati,
sia giovevole a’ posteri che verranno». Si ripropone dunque nel de-
voto uomo di chiesa il canone baconiano della «traditio lampadis»,
alla quale si è ricondotti anche per l’auspicio a un sapere pratico
e utile, dal momento che l’impegno a «ritrovar nelle lettere nuove
cognizioni» è come fare «vela all’acquisto di nuove mercatanzie,
onde riuscisse e il mondo più ricco e noi più gloriosi». In altri ter-
mini, continua Bartoli, «le scienze e le buone arti tanto si stendono
quanto l’acutezza de’ nostri ingegni può giungere ad allargarle»
56
.
La nuova scienza, aprendosi agli orizzonti di sempre nuove atte-
se, infrange gli inviolabili veti degli antichi, fondando il mito della
«terra incognita»
57
, il cui paradigma diventa il «generoso Colombo»
che, lungi dall’essere tacciato di
hybris
, conseguì «quei meriti im-
mortali per cui tutti i secoli avvenire a lui, e per lui a Genova e all’I-
talia tutta, si confesseranno debitori di quanto vale un mondo»
58
.
La nuova concezione della scienza come progresso indefinito, nel
segnare l’avvento dell’età moderna, ha fatto sì che, come ha scritto
ancora Bartoli, «quegli che portano più lontano i confini e dilatano
a maggior tenuta il bel regno della sapienza», non che subire la
56
Id.,
Dell’uomo di lettere difeso ed emendato
, in Id.,
Opere morali
, Roma, Varese,
1684, pp. 31-32. Si veda anche il commento a questo passo di G. Baffetti,
Daniel-
lo Bartoli tra antichi e moderni
, in A. Cavalli (a cura di),
Alambicco e calamaio (scienza e
letteratura fra Seicento e Ottocento)
, Milano, Unicopli, 2002, pp. 11-38.
57
Cfr. H. Blumenberg, «Terra incognita» e «universo incompiuto» come
metafore del moderno atteggiamento del mondo, in Id.,
Paradigmi per una meta-
forologia
, cit., pp. 73-85.
58
D. Bartoli,
Dell’uomo di lettere
, cit., p. 33.
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