Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 236

Mariella De Simone
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Ateniesi in materia di storia antica, ritenuta responsabile della dif-
fusione delle errate tradizioni sul primato cronologico e culturale
dei barbari, pare riflettere la medesima prospettiva elleno/ateno-
centrica riconoscibile nella formulazione della versione zenoniana
(e riportata da Diodoro) del mito di Deucalione e Pirra. Entrambe
le narrazioni presuppongono l’esistenza di una remota e glorio-
sa antichità ellenica, che gli Elleni, perdutane memoria, avrebbero
omesso nei loro resoconti delle origini, diffondendo false tradizio-
ni sulla maggiore antichità e il superiore grado di civiltà dei popo-
li stranieri (in primo luogo degli Egiziani). I racconti mitici sulle
favolose e antiche origini dei popoli barbari, tramandati dai Greci
e dai barbari stessi, sono dunque qualificati come “false creden-
ze”. Siamo alle soglie della consapevolezza di quel “pregiudizio
etnocentrico” espresso con chiara formulazione dall’autore della
Biblioteca storica
: le tradizioni sull’autoctonia dei popoli più antichi,
e sulle loro invenzioni utili all’umanità, evidentemente non sono
verificabili, e certamente sono il prodotto della loro colpevole
phi-
lotimia
(o “vanagloria”), e della vanagloria dei loro sapienti. Sono,
per l’appunto, false credenze, originate da meccanismi scoperti di
autocelebrazione e definizione identitaria.
In riferimento alle borie vichiane si è detto che gli stessi pre-
giudizi etnicamente rilevanti, la cui matrice risulta chiaramente
individuabile all’interno di coordinate etiche specifiche di un’epo-
ca, possono risultare positivamente determinanti per dare impul-
so all’atteggiamento critico, e favorire lo sviluppo di elaborazioni
“universalmente” fondate. Qualcosa di simile sembra essere acca-
duto presso gli antichi Greci: dalla necessità dell’autodefinizione
etnocentrica degli Elleni, e della demolizione dei racconti alterna-
tivi che definiscono identità collettive concorrenti, nasce la consa-
pevolezza dei limiti delle dichiarazioni autoaffermative dell’
ethnos
,
che risultano validi anche in senso autocritico, e in riferimento alle
credenze che proprio gli Elleni hanno costruito e diffuso. Così è
stato per Diodoro, la cui messa in discussione della pretesa degli
antichissimo, possono ora raccontare a Solone rendendolo edotto della maggio-
re antichità della sua città natale.
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