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Tommaso Rossi
/30/ Si può a questo aggiungere, che ’l moto della materia nel
vuoto, non sarebbe virtuoso, ma difettoso; non sarebbe operoso,
ma scioperato; non da virtù, ma da difetto provegnente. Perché la
materia, col vuoto non consente, e non si acqueta; quindi si può
pensare, che inquieta si muova. Questo cotal moto saria un moto
caduco, e rovinoso, che invano nel vuoto tenderebbe alla quiete,
che non potrebbe avere. Or tale essendo, varietà niuna non può
affatto avere in niun modo. Uno essendo il difetto della materia,
ch’è di sua natura al moto impotente, per mancamento di virtù al
moto virtuoso; e per difetto di sostegno alla quiete, rovinosamen-
te sempre ad un modo si moverebbe. Dal difetto niuna varietà
si può aspettare, se causa estrinseca non v’intervenga, che alcuna
variazione v’induca. La varietà generalmente da principio virtuoso
dipende. Niuna cosa può essere senza principio producente, che è
il virtuoso. Tutta la varietà dell’esser prodotto, da un solo principio
fecondo, e copioso, per mezzo di pro /31/ duzione proceder dee.
Adunque i varj moti, onnigeni, diciam così, al vizioso, scioperato,
e sterile moto della materia non si deono attribuire.
In fine, qualunque sia il moto della materia nel vuoto, egli è cer-
tamente naturale e necessario. Il perché i varj eventi, e incontri, e
congressi in varie regioni dell’infinito spazio, dovrebbono presta-
mente terminare: e le varie particelle, prendere tosto ciascuna il lor
cammino: e in quello una volta preso, con un medesimo tenore per-
sister sempre. L’infinito spazio, non giova nulla al proposito degli
Epicurei: perché in distinte regioni, distinte adunanze separatamente
farebbono le loro funzioni. Né l’infinito tempo: perché la natural
necessità, che i moti reggerebbe, finalmente ad un certo diterminato
modo di movimento gli atomi ristringeria. Gli andirivieni, i raggiri,
i sempre nuovi incontri, e risalti, e le nuove esperienze, e pruove di
nuovi congressi, e concigli, e soccorsi, e le irruzioni di nuove materie
da una in altra regione dello spazio; sono moti d’ingegno, sono liberi
/32/ e volontarj, che la fantasia degli Epicurei finge nella materia.
Messa da banda la necessità; questa onnimoda varietà non ci può
essere, né si può fingere in niun modo.
L’infinito spazio, e l’infinito tempo, sono ricovri dell’ignoranza.
È solenne costume degli Epicurei, il rifuggire all’infinito: quelle ca-
Il moto della
materia nel vuoto
sarebbe caduco e
rovinoso
Ogni varietà da
un solo principio
proceder dee
Il moto della
materia nel
vuoto, sarebbe
naturale, e ne-
cessario
L’infinito è
il rifugio dell
ignoranza degli
Epicurei
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