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Tommaso Rossi
penseranno potere affermare che l’ingegno sia uno e universale con
universal contenenza, e che l’unità e universalità colla contenenza
sieno reali, e contuttociò l’ingegno non sia realmente uno con reale
unità, cioè non sia una real’ essenza? O che l’ingegno, realmente
uno ed una real’ essenza, oseran di dire che possa esser parto del
concorso fortunoso delle distinte e divise particelle della materia?
Ma qual di queste cose diranno, che non dicano una impudentissima
contradizione? Tuttavia, fa di mestieri più dilatare e dichiarare queste
cose, per chiudere da ogni parte il passo agli empj, che nelle angustie
e nelle oscurità son destri a ricovrarsi e schermirsi dagli argomenti;
ed è uopo divorare ogni rincrescimento e ritornare a più minuti de’
primi elementi della filosofia.
/40/ Adunque, quello che è subbietto e sostegno di molti e varj
modi è indubitatamente uno, e in quell’uno essere, e con quell’uno,
quella varietà tutta in un tempo o successivamente riceve e sostene.
E similmente quel che è principio di molte azioni, ancor esso è
uno, e da quell’un’ essere, tutto il numero dell’operazioni ed azioni
mette fuori. Inoltre, è ancora cosa certa che tanto i molti modi
che moderano il subbietto, quanto le operazioni che amplificano
il principio, altro essere elle non hanno che quello del principio
medesimo e del medesimo subbietto. L’essere propriamente è del
subbietto e del principio, i modi e le operazioni sono una esten-
sione dell’essere, gli uni dell’uno e le altre dell’altro. I modi e le
operazioni ed azioni non hanno proprio essere, ché altrimenti non
nel subbietto e nel principio, ma in sé e di per sé sarebbono. Né
da quelli proverriano, ma eglino di sé sariano subbietto e prin­cipio,
da se medesimi procederebbono. E poiché il subbietto e ’l /41/
principio sono una medesima cosa, cioè dire quel che è subbietto è
prin­cipio insiememente, quanto dell’uno e dell’altro separatamente
è stato detto, tanto s’intenda detto di un solo essere, che è princi-
pale insieme e subbiettivo. In fine, non è da dubitare che l’essere
subbiettivo e princi­pale, esso è l’essere che diciamo sostanziale,
esso è quello che sostanza appelliamo. Non con altra nozione o
idea concepiamo la sostanza, che coll’essere ella di per sé, e così
essere principio di operazioni e subbietto di modi. Or, se questi
elementi son veri, come sono indubitatamente, non rimane agli
Ragioni dell’uni-
tà reale e sostan-
ziale dell’ingegno
dell’uomo
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