La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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La mente dell’uomo è, a causa del contagio della materia,
impura
e caliginosa
, eppure conserva le sue facoltà, ovvero «intende il suo
ingegno e significa e intende insiememente il divino principio, e
questa significazione e intelligenza divina è alla mente dell’uomo
connaturale»
88
. Attraverso le operazioni mentali, l’idea di Dio – che
in quanto idea innata è una idea confusa – si rischiara e si compren-
de. L’idea di Dio è confusa, perché la mente umana deve trovare e
costituire quell’ordine delle cose che gli permetta di comprendere
la divinità. L’ordine è il compito dell’uomo. In questo senso Rossi
riprende ed emenda l’argomento platonico della reminiscenza, di-
cendo che i lumi e le ragioni seminali delle cose, sono nell’uomo
e contemporaneamente in Dio. Secondo Rossi, i platonici (o me-
glio i neo-platonici) non potevano capire che le due nature umane
avessero un unico principio, pertanto si pensò che una parte della
mente divina fosse decaduta
per suo vizio al miserevole stato dell’uomo
e che la reminiscenza dipendesse da questo decadimento della na-
tura mentale. La scienza invece, precisa Rossi, si trova nella natura
dell’animo sotto forma di «lumi e numi seminali», che si spiegano
– cioè si esprimono – attraverso la materia e con i sensi ritornano
all’uomo che organizza la sua esperienza. In questo senso, la co-
noscenza è una reminiscenza
89
. L’accezione che l’abate sannita dà
al termine reminiscenza è quello di una
corrispondenza
oppure di
una
significazione
. Nell’uomo c’è la traccia di Dio, che gli permette
di comprendere la materia attraverso le forme; grazie a questa cor-
rispondenza, la scienza può essere considerata dal punto di vista
metodologico e ontologico come il rinvenimento e l’espressione
dell’ordine divino nel mondo.
L’uomo di Rossi si trova al centro del collegamento fra scien-
za e antropologia, fra conoscenza umana e generazione divina.
Certamente, l’uomo così concepito ha una posizione di privilegio,
molto diversa da quella dell’uomo vichiano, preda della sua stessa li-
mitatezza e costretto a fabbricarsi degli strumenti materiali e mentali
che gli permettano di sopravvivere e di significare il mondo esterno.
88
T. Rossi,
Della mente sovrana del mondo
, cit., II, V, p. 335 (97-98).
89
Ivi
, pp. 335-336 (99).
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