La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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nello schema regolatore della sostanza naturale, che contiene le
idee delle cose, ma le conosce solo attraverso la cognizione delle
interazioni reciproche.
La discrezione della materia non è la certezza ultima a cui il no-
stro corpo (e la nostra mente) può arrivare ed è su questo aspetto
che Rossi e Spinoza sono molto distanti. Rossi tenta di eliminare
questa evidenza dal piano dell’essere; Spinoza, invece, la ricom-
pone in un quadro di regole necessario ma infinito. L’idea di un
ordine delle essenze non spiega il dinamismo della natura, mentre
invece un ordine infinito di cause e concause contiene e compren-
de tutte le trasformazioni dell’essere. L’idea spinoziana di necessità
ha a che fare proprio con questo piano della singolarità. L’insieme
delle cause naturali è infinito e indeterminato e dunque la natura
offre una serie infinita di possibilità tutte ugualmente necessarie.
Questa necessità assomiglia pericolosamente alla casualità, che è il
modo parziale in cui noi la concepiamo. Rossi tenta di combattere
la possibilità di pensare il caso come realmente operante, e lo fa at-
traverso la riconduzione delle individualità alle specie mondane, e
di queste specie mondane alle idee divine. Le molteplici singolarità
diventerebbero così universali e proprio in virtù di questa univer-
salità acquisterebbero quella realtà che il loro essere materiale gli
nega. Al contrario, Spinoza ricompone le individualità sul piano
comune delle leggi di natura. Esistono delle nozioni comuni, che
sono le idee adeguate delle proprietà delle cose e possono spiegare
la variabilità della natura e ricomporla in un quadro regolatore. Ma
l’universalità di per sé non esiste come supplemento di realtà che
permette alle cose di essere e di venire conosciute. L’universalità è
solo un ente di ragione, un modo arbitrario e immaginario di ordi-
nare la realtà; utile, ma non
essenziale
.
Rossi e Spinoza si trovano perciò su piani profondamente diffe-
renti e la riflessione di Rossi cerca di eliminare ogni forma di atei-
smo e di pensare la natura materiale come un semplice accidente,
che non può rientrare nell’ordine della realtà delle forme e della
dividualità
, in Id.,
Spinoza. Il transindividuale
, a cura di L. Di Martino e L. Pinzolo,
Milano, Ghibli, 2002, pp. 103-148.
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