Roberto Evangelista
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accettare, perché scorge la forza di questo legame, che gli sembra
– inoltre – un modo per affermare l’ineluttabile realtà del caso.
L’individualità è qualcosa che ha a che fare con la parzialità della
nostra percezione. La singolarità degli individui in Spinoza è una
particolare concrezione di corpi, di particelle e di regole naturali che
concorrono a formare qualcosa che la nostra incomprensione po-
trebbe definire una specie di miracolo. In realtà la concezione della
sostanza spinoziana porta proprio a fare in modo che quel corpo o
quel modo esista necessariamente in un dato momento e che abbia
una determinata durata; ma nonostante questo, anzi proprio per la
complessità della sostanza, per l’indeterminazione delle cause ester-
ne, la durata non è determinata dall’essenza di
quel
modo.
All’interno di questo conclusivo confronto fra le posizioni dei
due autori rispetto alla singolarità, la nozione di durata pone di-
versi problemi. Spinoza definisce la durata come «continuazione
indefinita dell’esistere», in quanto non può essere «determinata
dalla natura stessa della cosa esistente, e neanche dalla causa ef-
ficiente, la quale pone sì, necessariamente, l’esistenza della cosa,
ma non la toglie»
95
. Le cose singole, inoltre, sono cose finite che
hanno una esistenza determinata. La durata è qualcosa che non sta
nelle cause efficienti delle cose, non sta nella loro essenza, se non
nella misura in cui le cose singole abbiano più o meno possibilità
di resistere alle cause esterne e di avvantaggiarsene. La durata di
una cosa singola non sta nemmeno in Dio. Non perché – come si
potrebbe pensare – a Dio manchi la cognizione della durata di un
oggetto, ma perché in Dio non c’è alcun progetto sulla durata di
una cosa singola. Questo argomento va nella direzione di sottra-
zione alla sostanza divina di una volontà sul modello di quella che
percepiamo essere una volontà sovrana. Dio non ha la volontà dei
re o dei tiranni, e per questo motivo non può decidere della fine
di un
suo
modo. L’affermazione di Spinoza secondo cui tutto ciò
che segue dalla natura di un attributo di Dio è eterno ed infinito
in virtù dell’attributo da cui i modi vengono espressi
96
, diventa un
95
Cfr. B. Spinoza,
Etica
, cit., II, def. IV e spiegazione, p. 77.
96
Ivi,
I, 21, p. 49.
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