Roberto Evangelista
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La significazione in Rossi è già nella mente umana, proprio perché
esiste un chiasmo fra mente divina, forme ideali, materia mondana
e forme materiali, al cui centro sta proprio l’uomo. La materia sot-
tile, di cui si è parlato nel paragrafo precedente, contiene le forme
mondane di cui è stata
informata
dalla mente divina; queste forme
mondane sono significazioni delle forme divine. Questo, non signi-
fica che le forme materiali e mentali siano la stessa cosa o si corri-
spondano. Rossi non determina questo rapporto con chiarezza, ma
sembra protendere per una ipotesi secondo cui le forme mondane
altro non sarebbero che gli schemi della natura (i generi e le specie,
per utilizzare la distinzione aristotelica), possibili grazie ai principi
ordinatori di unità e universalità che sono quelle forme divine ri-
sultate dalla comprensione del mondo da parte della mente
sovrana
.
L’uomo sta in questo flusso di
informazioni
e può trovarsi in questa
posizione privilegiata perché conosce gli oggetti attraverso i sensi, e
conosce la natura non in modo disordinato ma nell’ordine delle for-
me mondane grazie al riverbero della mente divina nel suo ingegno
(che pure è mente e dunque penetra, comprende e unifica). L’errore,
in definitiva, è dato dalla natura casuale dell’esperienza, ma l’inge-
gno offre la possibilità di collegare questa casualità nell’ordine della
necessità divina, non naturale (come invece vorrebbe Spinoza). La
necessità di Dio, infatti, si pone come alternativa radicale alla casua-
lità della natura, e l’intervento divino è volto a conservare l’ordine di
una materia che altrimenti si svolgerebbe a caso, perdendo tutta la
possibilità di operare e dunque di essere.
Queste connessioni sono sviluppate dal legame fra antropologia e
scienza, che si complica nel momento in cui Rossi concede all’uomo
la possibilità di
modificare
la materia. Questo aspetto porterà l’abate
di Montefusco ad avvicinarsi al principio del
verum-factum
, facendo
intravedere la radice di questo nesso in una concezione dell’uomo
come unione di estensione e pensiero. La modificazione della mate-
ria non è, né può in alcun modo essere, una graduale emancipazione
dell’uomo dalla natura. Non c’è in Rossi la centralità di questo aspet-
to, che tanto aveva dato e tanto darà allo sviluppo di una razionalità
della
previsione
dei fenomeni naturali, e alla nascita di una
filosofia della
cultura
. Piuttosto che su questi aspetti, sarà utile insistere su quan-
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