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Tommaso Rossi
essenziale dell’esistenza, con tutte le sue ragioni, come dall’onni-
moda identità è implicato nella natura mentale, così dall’onnimoda
distinzione è sterminato ed escluso dalla materia.
E fermamente se l’essenziale implicanza dell’esistenza ha seco
giun­ta, o più tosto è l’autorità e ’l principato dell’essere, da ciò
segue che quella essenza, la quale da sé rimuove ed esclude l’auto-
rità e ’l princi­pato dell’essere, dee ancora insieme da sé rimuovere
l’essenziale implicanza dell’esistenza. E se l’autorità e ’l principato
dell’essere non può stare senza intrinseco principio e intrinseco
fine, e senza la comunione e penetrazione di vera, piena, perfetta
onnimoda identità /135/ , è ancora fermissima conseguenza che
quella essenza, la quale ha non intrinseco, ma estrinseco principio
e fine; e che esclude ogni comunione e pe­netrazione d’identità; ed
è perciò tutta distinta e tutta divisibile; che quella essenza, dico, es-
ser deggia non autorevole ma dipendente, non prima e principale
ma secondaria ed inferiore. Ora, una cotal essenza, dobbiam forsi
molto vagare per ritrovarla? Non è ella, la materia, la quale, da on-
nimoda real profonda distinzione scissa, per ogni verso stermina
ed esclude ogni comunione e penetrazione d’identità, e da estrin-
seco principio ed estrinseco fine è di ogni parte terminata? E non
avendo, né potendo avere intrinseco principio e fine, non è ella da
se medesima nell’essere e nell’operare avversa? E come la mente
per la maravigliosa di sé a sé conversione è potente ad essere e ad
intendere, aggere e reggere se medesima, così, per isprezzevole
avversione di sé da se medesima, non è ella cieca, spossata, disor-
dinata, ad ogni operare e ad essere /136/ impotente? E infine,
cotesta di sé da sé avversione ed alienazione, non è essa essenziale
esclusione dell’esistenza? L’onnimoda identità, vera e perfetta, in
quanto indissolubilmente l’essere con seco medesimo connette, fa
che l’essenza sia necessaria, prima ed autorevole; e, per la comu-
nione e penetrazione similmente perfetta e piena, fa che l’essen-
za sia universale ed infinita. E l’onnimoda distinzione, ogni nesso
delle parti fra loro e delle parti col tutto, e di questo con quelle e
con se medesimo, e ogni comunione e penetrazione dissolvendo
affatto, fa che la natura in cotal modo distinta sia temporale, secon-
daria, particolare e finita.
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