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Tommaso Rossi
a potere inferire il sommo pregio di essere di sé causa richiede
cagione, o ragione essenziale inclusiva dell’esistenza; si attiene alla
seconda, che coll’equivoco del doppio senso oscura la prima nella
mente de’ suoi cultori e gli fa travedere: e per lo primo senso vero
il secondo falso loro appresenta.
Adunque, nella materia particolareggiamo quelle dottrine ge-
nerali, e vediamo qual sia in questo punto il non intendere dello
Spinosa. Il senso prima ci presenta la materia, che poi la fantasia
descrive e pinge. Indi, naturalmente risulta l’idea, o più tosto l’ar-
gomento, che la materia esistente riconosce. Non è da credere che
lo Spinosa /126/ dalla inclusione sensuale o fantastica, e dalla im-
possibilità di sentire e imma­ginare la materia non esistente, abbia
voluto argomentare.
Il senso e l’immaginativa sopra la condizione
degli obbietti materiali non ponno sollevarsi in niun modo; ter-
minati e costretti da quelle angustie, non possono trascorrer oltra
a sentire o immaginare quello che non è sensi­bile o immaginario.
Sono inoltre queste due facoltà per una parte, anche dal canto loro,
nell’uomo materiali. Non più la materia, che se medesime possono
deporre. Non può né il senso sentire, né la fantasia immaginare
la possibile nullità o non esistenza della materia. Né la nullità o
non esistenza è sensibile o immaginaria, ma ben è intendevole o
ragionevole. Né ha potuto farlo dall’idea o argomento che ’l senso
accompagna o sussegue naturalmente. Quella idea o argomento
è al senso donde nasce ristretta. Ella di per sé, oltre a quelle che
il senso arreca, non può allargarsi a niun patto. Che se lo Spinosa
vuol /127/ farsi ragione dell’inclusione dell’esistenza che in quella
idea o argomento si vede, egli è più scempio che mai. Il senso,
l’immaginazione e l’idea o argomento che ne risulta, altro che essa
esistenza non includono. L’esistenza è ella forsi l’idea o concetto
o ragione essenziale implicante? Può l’esistenza se medesima im-
plicare? Può ella essere causa insieme ed effetto, principio e fine?
Dalla esistenza l’esistenza inferire è leggittima illazione peravven-
tura? Ov’è l’essenza? Ov’è il nesso dell’esistenza coll’essenza, onde
la necessità di esistere si ricoglia? Ov’è l’inclusione o contenenza
dell’una verso dell’altra, dove l’autorità e ’l primato e ’l principato
dell’essere si scerna? Colla prima proposizione, che cagione essen-
Confini dell’at-
tività del senso e
della fantasia
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