Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 395

395
Roberto Evangelista
Critica alla boria e
disperata impresa
.
Storia e sottosviluppo in tre voci italiane
del dopoguerra: de Martino, Sereni, Levi
Come non si può giudicare un uomo dall’idea
che egli ha di se stesso, così non si può giudica-
re [un’epoca] dalla coscienza che essa ha di se
stessa; occorre invece spiegare questa coscienza
con le contraddizioni della vita materiale, con
il conflitto esistente fra le forze produttive del-
la società e i rapporti di produzione.
K. Marx,
Per la critica dell’economia politica
1.
Introduzione
Nel settembre 1902 il capo del governo Zanardelli, durante il suo
viaggio in Lucania, viene accolto dal sindaco di Moliterno: «vi salu-
to in nome dei miei 8 mila amministrati, dei quali 3 mila sono emi-
grati in America, e 5 mila si preparano a seguirli»
1
. Nel decennio
che va dal 1901 al 1911, l’emigrazione complessiva netta in Italia
ammontava alla cifra di 1.661.000 persone; nei primi 50 anni di
unità, questa cifra arrivava a 4.230.288 unità. Si tratta di lavoratori
cacciati dai processi produttivi in modo
permanente
. Quasi il 75% di
queste persone fuggono dalle campagne e dalle condizioni misere
del lavoro agricolo
2
. La storia dello Stato unitario si apre con una
graduale e poderosa espulsione di manodopera dalle campagne:
1
Cfr. E. Sereni,
Il capitalismo nelle campagne (1860-1900)
(1947), Torino, Einau-
di, 1968, p. 351.
2
Su questi dati cfr. ivi, pp. 352-354. Sereni insiste in particolare sul fatto che le
regioni italiane più colpite dall’emigrazione fossero quelle più arretrate rispetto
alla penetrazione capitalista.
1...,385,386,387,388,389,390,391,392,393,394 396,397,398,399,400,401,402,403,404,405,...500
Powered by FlippingBook