Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 390

Geri Cerchiai
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Croce si era al contrario fatto
in qualche modo complice […] di quell’idealismo germanico,
radicalmente difforme da tutte le congenite tendenze dello spirito
nazionale italiano, trapiantare il quale in Italia significava, e lo si vide alla
prova dei fatti, alterare i nostri connotati, coartare le nostre primigenie
tendenze, essiccare la vecchia linfa della nostra vitalità spirituale, farci
succubi della Germania
47
.
Del pari, nella
Prefazione alla seconda edizione
del
Lutero
48
, dopo aver
protestato per il fatto che il lavoro, uscito da un corso universita-
rio del 1921 – quando si preparava la marcia su Roma – «avrebbe
dovuto essere la documentazione lampante della inalterabile ade-
renza [dell’autore] alla sostanza perenne della disciplina ecumenica
del romanesimo» e fu invece «lasciata da parte come l’opera di un
reietto»
49
, Buonaiuti ripercorreva, con poche ma dense parole, la
storia della filosofia post-kantiana. Egli voleva in tal modo mostra-
re come le premesse dell’idealismo si fossero costituite attraverso
una vera e propria “deviazione” intellettuale volta ad eliminare i
non democratica stia nel modello mazziniano»; più utile avrebbe potuto essere
«l’apporto di Gioberti, la cui impostazione legata alla filosofia della rivelazione
avrebbe potuto meglio garantire l’aggancio religioso dell’impegno civile» (ivi, p.
202). Su Buonaiuti e Gioberti (in realtà dal primo «poco citato») cfr. anche ivi, p.
180: «Non intraprenderò alcun confronto tra le posizioni dei due pensatori, ma
sono convinto che in Buonaiuti ritornano atteggiamenti di una sorta di “rifor-
mismo” filosofico-religioso, simili a quelli che hanno mosso Gioberti a propu-
gnare la centralità del cristianesimo, nell’ambito di una sua lettura “filosofica”,
o meglio di una sua lettura che prescindeva da ogni fissità dogmatica, pur rico-
noscendo sia la rivelazione che la trascendenza. Atteggiamenti che ritroviamo in
Buonaiuti. Il pensatore romano sembra estraneo al pensiero di Gioberti perché
ne conosce superficialmente l’intera produzione» (ivi, p. 180).
47
E. Buonaiuti,
Pellegrino di Roma
, cit., p. 88.
48
Id.,
Lutero e la riforma in Germania
, Roma, Faro, 1945. Per un inquadramento
del complesso rapporto fra il pensiero buonaiutiano ed il luteranesimo – anche
in relazione alla polemica anti-idealistica –, si veda: G. Rota,
Su Rudolf Otto e sulla
diffusione del suo pensiero in Italia
, in «Rivista di storia della filosofia», LXVII, 2012,
pp. 317-339; a questo testo si rimanda anche per una più ampia bibliografia.
49
E. Buonaiuti,
Prefazione alla seconda edizione
, in Id.,
Lutero
, cit., pp. VII-VIII.
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