Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 385

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Ernesto Buonaiuti
quale ebbe scrupolo di pubblicare un articolo con la mia piena firma.
Ma il medesimo p. Gemelli, a quanto pare, violò il mistero ch’egli
stesso aveva imposto a me e alla sua rivista. Allora il p. Gemelli aveva
tutto da spremere dai corifei dell’idealismo italiano Croce-Gentile e
li accarezzava calcolatamente. Il giorno in cui ne avesse spremuto
quanto sognava (vertice delle aspirazioni il riconoscimento statale
della sua università) li avrebbe ben saputi, disinvoltamente, buttare
da canto
34
.
E tuttavia, come si è già anticipato al § 1, fu lo stesso Buonaiuti a
cercare anch’egli, fra le macerie della seconda guerra mondiale, di
fare di Vico, in forma diversa, l’«ultimo rappresentante» e l’«ultimo
baluardo» di una «nostra autoctona spiritualità»
35
.
5. Nell’articolo su
La religiosità del pragmatismo
, firmato nel 1908
con lo pseudonimo di P. Baldini, Buonaiuti sottolinea con forza
la dimensione escatologica posta alla base del suo credo: la reli-
gione, afferma Buonaiuti, «è uno sforzo, che sorge dal basso, di
rinnovamento umano» e che
non consiste in una consapevolezza di rapporti metafisici fra l’ente
finito e l’infinito;
ma in una esaltazione di coscienze verso finalità sperate. La
religione è innanzitutto e soprattutto escatologia, attesa cioè impaziente di ultimi
eventi. L’orizzonte escatologico è la causa finale di ogni atteggiamento religioso
36
.
34
E. Buonaiuti,
La sensibilità di B. Croce
, cit., p. 292.
35
E. Buonaiuti.,
Giambattista Vico
, in Id.,
I maestri della tradizione mediterranea
,
cit., pp. 491-526, cfr. p. 500.
36
P. Baldini [E. Buonaiuti],
La religiosità secondo il pragmatismo
, in «Il Rinnova-
mento», II, 1908, pp. 43-66, p. 57, corsivi dell’autore. Ricordando queste me-
desime parole, Fausto Parente – nella voce per il
Dizionario biografico degli italiani
dedicata al prete modernista – così ha sintetizzato la visione storica e filosofica
buonaiutiana: «Come ebbe a definirla nel 1908, per il B[uonaiuti] l’esperienza
religiosa fu essenzialmente “escatologia, attesa, cioè, impaziente di ultimi even-
ti” e chi ne scorra gli scritti si accorge facilmente che l’attesa di una palingenesi
imminente e radicale è forse la vera nota dominante, il vero
Leitmotiv
,
del suo
pensiero. Se è certamente vero che questa palingenesi, durante gli anni della
sua giovinezza, ha una coloritura mondana e “sociale” piuttosto marcata […],
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