Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 380

Geri Cerchiai
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potesse poi essere questo ruolo rimase cosa sostanzialmente priva
di contenuti
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; certo è che esso, al di là degli opportunismi musso-
liniani, si trovò progressivamente soffocato, coll’imporsi del nazio-
nalsocialismo, dalla tensione fra l’“italianità” della “tradizione ro-
mana” e l’arrembante prepotenza del Terzo Reich, rispetto al quale
voleva trovare una sua propria specificità di collocazione
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.
Che il concetto fascista di tradizione europea fosse destinato
a restare avvolto nelle nebbie dell’indeterminatezza concettuale
è d’altra parte confermato da un rilevante studioso e testimone
dell’epoca. Negli stessi anni in cui Buonaiuti pubblicava
I maestri
della tradizione mediterranea
, infatti, Federico Chabod, ricordando
nella prima introduzione al suo corso milanese del 1943-1944
sull’idea d’Europa le iniziative del regime volte a definire la propria
nozione di “europeismo”, annotava:
In questi ultimi anni è stato, ed è, un gran parlare di Europa e di
civiltà europea, di anti-Europa e di forze avverse alla civiltà europea,
ecc. Appelli, articoli di giornali e di riviste, discussioni e polemiche:
un dibattito
, in «Italia Contemporanea», 2011, 262, pp. 7-27. D. Cofrancesco,
Il
mito europeo del fascismo
, in «Storia Contemporanea», XIV, 1983, 5-45; Id.,
Appunti
per una analisi del mito romano nell’ideologia fascista
, in «Storia Contemporanea», XI,
1980, pp. 383-411.
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«Ancora oggi appare assai difficile dire se vi sia stata una idea d’Europa
privilegiata dal fascismo: ciò anche perché rispetto ad essa il regime non ebbe
un atteggiamento chiaro e costante» (G. Longo,
Introduzione
, in Id. – a cura di –,
Il Fascismo e l’idea dell’Europa
, cit., p. 8).
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«Sul finire degli anni Trenta – scrive ancora la Longo – erano chiari i se-
gni della fine del ciclo delle rivoluzioni democratiche […] ed era altresì chiaro
che si stava lentamente definendo un nuovo modello totalitario […]. In questa
dimensione l’idea di un fascismo “universale”, di un ambito europeo del fasci-
smo, in opposizione alla vecchia Europa liberale era stata assai importante nel
panorama ideale del regime [...]; ma con l’ascesa del nazismo questa prospettiva
era apparsa inattuabile e aveva lentamente perso contorni definiti, mentre nel
contempo si era rafforzato uno degli elementi che l’avevano caratterizzata, quel-
lo della “romanità”, non più intesa in un quadro europeo, ma imperiale. Questo
fattore permetterà al fascismo di rivendicare una originalità nel quadro interna-
zionale, rispetto al nuovo ordine nazista, ma non tanto da diventare un elemento
di aggregazione e identificazione ideologica» (ivi, p. 16).
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