Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 301

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Borie, antiquaria, vetero-classicismo
nente particolarmente gradevole della raffinata musica di Paisiello,
per la tecnica compositiva avanzata e genialmente innovativa ri-
spetto a quella dei modelli precedenti, e non ultimo per il registro
linguistico adoperato, che segna una svolta ben precisa nella scel-
ta del parlato teatrale napoletano, e che mette in gioco una serie
di fattori strettamente legati alla situazione politica e culturale del
Regno e alla volontà di moderato riformismo sostenuta da Galiani.
Ed è proprio nel
Socrate immaginario
7
che l’abate mette in gioco
una sottile e quanto mai raffinata ironia nei confronti della città di
Napoli e dei suoi pedanti ambienti accademici ed intellettuali dai
quali si sentiva totalmente estraneo dopo il rientro da Parigi. La
“boria”, o meglio le borie, contro le quali Galiani entra in aperta
polemica sono tutte racchiuse nel fastidioso vetero-classicismo e
nell’attardata antiquaria che lo Studio e i salotti napoletani pro-
ducevano nelle proprie stanze. La satira contro gli accademici si
consuma, qui come altrove negli scritti di Galiani, in un preciso
e lucido “attacco libertino” al lacrimoso e pedante «moderno
filosofare»
8
, cui il sagace abate oppone il proprio credo ideologico
tramite la lezione dialettica del suo Socrate:
7
La commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli
nella seconda metà del mese di ottobre del 1775, e pubblicata solo cinque anni
più tardi nel 1780. La vicenda compositiva prima ed editoriale poi del
Socrate
immaginario
è decisamente complessa, e si intreccia con una problematica di filo-
logia testuale che riguarda l’attribuzione stessa del testo a Giambattista Lorenzi
o a Ferdinando Galiani. Questa lunga controversia filologica, iniziata a partire
dalla prima edizione a stampa dell’opera del 1780 (che reca la firma di Lorenzi)
attraversò i Secoli XIX e XX, concludendosi – dopo avere percorso fasi alter-
ne – con la convinzione che l’ideazione della trama e della sceneggiatura sono
di Galiani, visto che lo spirito che anima il
Socrate immaginario
è molto vicino a
quello che domina negli altri suoi scritti, mentre la stesura del libretto e quindi
la versificazione sono opera di Lorenzi, in quanto lo stile stesso della commedia
combacia con quello di gran parte delle sue opere, e soprattutto con quello
dell’
Idolo cinese
(1767) e del
Don Chisciotte
(1769). Per la questione dell’attribuzio-
ne, come pure per quella della messa in scena, mi sia consentito rimandare ad A.
Scognamiglio,
Introduzione
a F. Galiani,
Socrate immaginario. Commedia per musica
, a
cura di A. Scognamiglio, Napoli, Il Denaro libri, 2010, pp. 15-20, 24-27 (d’ora
in poi
SI
).
8
SI
, p. 48.
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