Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 292

Roberto Mazzola
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anni la speranza di vita è di quaranta anni e due mesi; a venti anni
è di ulteriori trentatré anni e cinque mesi che diventano quindici a
cinquantatré, a settant’anni possiamo legittimamente sperare di vi-
vere ancora sei anni e due mesi, a settantacinque quattro anni e sei
mesi. Un ottuagenario ha tante probabilità di arrivare a ottantatré
anni quante ne ha un giovane di trenta di arrivare a cinquantasei
anni. La speranza di vita rallenta tanto più lentamente quanto più
a lungo si è vissuto, fino a diventare per così dire stazionaria e fissa
nelle età molto avanzate. Quando più la morte si avvicina tanto
più avanza lentamente e ad ottanta anni, a patto di essere ancora
vivi, resta sempre uno scampolo di vita di ulteriori tre anni. Il con-
fortante messaggio di Buffon è che chi sopravvive fino a tarda età
può ragionevolmente sperare di arrivare al massimo della longevi-
tà: «una ragione per vivere è di aver già vissuto»
19
.
Ma per Buffon assegnare buone
chances
di vita alle persone in
tarda età non basta a superare i pregiudizi associati alla senilità; egli
stesso, del resto, aveva rappresentato con crudo realismo le «infer-
mità naturali» che l’accompagnano: l’indebolimento dei muscoli e
dei tessuti, la testa che vacilla, il tremore delle mani, l’incedere in-
certo, la diminuita sensibilità nervosa e soprattutto la perdita della
capacità riproduttiva
20
. Già intorno ai quarant’anni si avvertono
i primi segni di quel decadimento fisico che con progressiva ac-
celerazione preparano la nostra fine
21
. Come nelle piante, questo
processo è provocato dal lento ma inesorabile essiccamento delle
parti solide del corpo umano (ossa, cartilagini, membrane, musco-
li) che indurendosi a poco a poco impediscono la circolazione dei
succhi vitali.
19
Un ottimismo alimentato dalle rilevazioni demografiche sulla popolazione
francese riprese dalla «Gazzette de France» del 16 novembre 1772 che annun-
ciava che in Francia si contavano più di 61.000 maschi e 11.2000 femmine con
più di 80 anni (cfr. R. Favre,
La mort dans la littérature et la pensée françaises au siècle
des Lumières
, cit., p. 233). Sulla rilevanza delle statistiche e della demografia nel
Settecento francese vedi J. McManners,
Morte e Illuminismo. Il senso della morte nella
Francia del XVIII sec.
, Bologna, il Mulino, 1984, pp. 129-170.
20
Cfr.
De l’Homme
, pp. 574-577.
21
Cfr. ivi, p. 558.
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