Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 295

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La
hybris
dell’aspirazione alla longevità
Buffon elenca oltre venti casi di arzilli vecchietti, con tanto di
nome, cognome e luogo d’origine, ancora in piena attività a cento e
passa anni. La sua fonte principale d’informazione sono le
Gazzette
e gli
Almanacchi
apparsi dopo il 1760, passati in rassegna senza mi-
nimamente mettere in dubbio l’attendibilità dei fatti narrati. La
galleria dei personaggi è quanto mai varia. Un uomo di Torino
morto per un incidente all’età di centoventidue anni sette mesi
e venticinque giorni ma che fino ad allora non aveva sofferto di
alcuna malattia. Un francese, che aveva attraversato a piedi India,
Cina, Persia e Egitto, aveva raggiunto la pubertà a cinquanta anni,
si era sposato a settanta, e dopo avere avuto cinque figli era infine
deceduto a centoventi anni. Non mancano ovviamente le donne
come Margherite Bonefaut o Eléonore Spicer passate a miglior
vita rispettivamente a centoquattordici e centoventuno anni. Senza
andare oltre in quella che sarebbe una noiosa rassegna notiamo
che si tratta di soggetti che non provengono da una particolare
zona geografica, non appartengono alla
élite
sociale e colta, non si
sono mai risparmiati nell’attività fisica e lavorativa, godono di ot-
tima salute anche senza avere seguito un regime di vita particolare
e soprattutto sono rimasti sessualmente attivi. Ma allora a cosa è
dovuta la loro longevità?
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Per sgombrare il campo dall’idea che gli uomini possano gode-
re di una condizione privilegiata nell’ordine della natura Buffon
ricorre ancora una volta alla comparazione e si sofferma con do-
vizia di particolari sulla brillante e appagata esistenza del cavallo
del vescovo di Metz vissuto fino a cinquanta anni, cioè il doppio
dell’ordinario. Sebbene ne ignoriamo le cause, è lecito congetturare
che anche tra gli uomini possano nascere individui privilegiati dalla
natura. Eventi sporadici e casuali che non andrebbero nemmeno
presi in considerazione se teniamo presente che le tavole di morta-
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Buffon tiene a sottolineare che i casi di estrema longevità non erano una
novità dei tempi moderni; se è vero che il censimento della popolazione italiana
all’epoca dell’imperatore Claudio nella sola zona compresa tra gli Appennini e il
Po aveva registrato la presenza di un centinaio di ultracentenari, senza contare il
caso di un bolognese che aveva raggiunto i centocinquanta anni. Evidentemente
già allora l’Italia era un paese per vecchi.
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