Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 305

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Borie, antiquaria, vetero-classicismo
slancio vitale, diviene dopo Parigi, nell’intenzione e nel risultato,
anche mezzo per cercare almeno di simulare il “salotto” perduto,
per mantenere un filo, per ridurre le distanze dal «caffè d’Europa»
del XVIII Secolo – come il
petit abbé
soleva definire la capitale
francese – che qualche anno prima lo aveva accolto a braccia aper-
te, e con grande entusiasmo lo aveva introdotto nei suoi salotti di
dame, di
philosophes
e
beaux esprits
,
celebrandone l’intelligenza e la
disincantata e disinvolta attitudine storico-politica, ed attribuendo-
gli da subito il soprannome di “Machiavellino”, non di certo con
tono caricaturale in riferimento alla sua piccola statura, ma anzi
per riconoscere incondizionata ammirazione nei confronti della
sua capacità intellettiva, che avrebbe saputo attraversare il Secolo
dei lumi con un apporto decisamente originale
19
.
Nell’epistolario il tedio e il fastidio che gli procurano Napoli e
l’esilio forzato si trasformano in spunto vitale per una straordina-
ria riflessione sulle conseguenze della noia come morte dell’
esprit
,
e sulla pigrizia che gli induce la conversazione con gli accademici
del Regno, una pigrizia che egli riesce però a sublimare in curiosità
quando discorre con gli amici francesi
20
: è solo grazie a questo tipo
di dialogo – un dialogo epistolare che proprio perché si esplicita in
19
«L’abbé Galiani était, de sa person, le plus joli petit arlequin qu’eût produit
l’Italie; mais sur les épaules de cet arlequin était la tête de Machiavel» (J.-F., Mar-
montel,
Mémoires d’un père pour servir à l’éducacion de ses enfants
, Paris, chez Xhrouet,
1807, p. 232).
20
Si noti il tono che Galiani usa in una lettera indirizzata alla d’Epinay riferen-
dosi ai filosofi napoletani: «A Paris, les philosophes viennent en plein air […] à
Naples on les élève sous le fumier; c’est que le climat ne leur est pas favorable»
(
Correspondance
,
Galiani a M.me d’Epinay
, lettera del 14 giugno 1774, vol. II, p.
322). E ancora in una lettera a Grimm: «Le penchant de tous les esprits mé-
diocres est de brille par le ton et le jargon du siècle. Il faut avoir un grand fond
de caractère dans l’âme pour mépriser une gloire et un applaudissement infail-
libles, aussitôt qu’on prend le ton à la mode, et qu’on est Beccaria, Genovesi,
Badaud, Roubaud» (ivi,
Galiani a Grimm
, lettera del 20 marzo 1775, pp. 392-393).
Voglio precisare che quando Galiani cita Badaud fa riferimento a Nicolas Bau-
deau, stravolgendone il nome perché gioca con l’assonanza Baudeau e
badaud
,
sciocco.
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