Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 308

Alessia Scognamiglio
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come unico luogo praticabile della ragione; alle astratte panacee
politico-religiose, replica con la ragion di Stato; e persino al sapere
dell’
Enciclopedia
, risponde con una declinazione della
ratio
ironica e
cinicamente disincantata. L’esperimento intellettuale di Galiani fa
pertanto della curiosità quella pulsione il cui svolgimento e soddi-
sfacimento si consumano nell’avventura del «ragionare piacevole»
e del «filosofare disinteressato»
25
; ciò che separa la curiosità dall’in-
tenzione metafisica è solo la strutturale casualità e contingenza che
la governa, mentre l’universalità delle passioni consiste nel sentirsi
liberi di fronte a tutto. La cultura è quindi gioia, piacere della co-
noscenza nella casualità dell’ispirazione, e fare filosofia è ricercare
senza trovare nulla, raccogliere «pietre d’erudizione» senza siste-
marle in costruzioni, intravedere senza vedere.
Eppure tra il libertino Galiani e il Secolo dei lumi, con tutte le
sue espressioni culturali, ma anche con le sue tante contraddizioni,
c’è pur sempre sotteso un legame, che è pure forte, se è vero che i
percorsi intellettuali di questo eccentrico personaggio non sono per
nulla estranei alle principali elaborazioni del Settecento, nonostante
la personale declinazione del libero pensiero consente a Galiani di
formarsi un’idea personalissima del rapporto uomo-natura-storia,
e di entrare pertanto in aperta polemica contro la ristrutturazione
metafisica dei processi storico-politici e culturali voluta dai “mae-
stri”. Tradotto in termini storico-culturali più puri, questo significa
che il punto di intersezione tra l’esperienza dell’abate, l’Illuminismo
in generale e la tradizione napoletana in particolare sta nella con-
servazione e nella radicalizzazione del rifiuto di quell’
esprit de système
che i libertini avevano posto come vessillo all’avanzata delle scienze
e della filosofia. In un Secolo il cui corso non è univoco, e dove
convivono le “varianti” Voltaire, Diderot, La Mettrie, d’Holbach,
d’Alembert, Hume, Verri, Beccaria, Rousseau, c’è posto anche
per Ferdinando Galiani, nonostante la sua posizione è ben lonta-
na dall’affannosa ricerca di un Voltaire di rintracciare un unico filo
conduttore per le scienze e per il pensiero, e si concentra piuttosto
sulla poliedrica e beffarda indolenza libertina del vivere bene.
25
Ibidem
.
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