Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 316

Armando Mascolo
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gruppo di intellettuali formatisi nel contesto storico successivo alla
sconfitta subita nella guerra ispano-americana che fece precipitare
la Spagna nello smarrimento più totale a livello politico, sociale e
culturale. La situazione di estremo malessere successiva alla disfat-
ta coloniale, infatti, fece avvertire in maniera intensa il bisogno di
attuare una seria riflessione filosofica e letteraria, per scoprire se
c’erano reali possibilità di ripresa e quindi di riscattare il paese dal
suo torpore intellettuale e dalla sua miseria morale e politica.
Di questo clima e di queste aspirazioni si fece appunto interpre-
te la generazione del ’98, che prese coscienza in maniera dram-
matica della necessità di giungere al superamento della tradizione
che soffocava le menti e le coscienze, di affrancarsi da quelle «due
spezie di borie» – dei «dotti» e delle «nazioni» – di vichiana memo-
ria che avevano in qualche modo determinato la disfatta coloniale
e imprigionato la Spagna in uno stato di isolazionismo culturale,
imprimendo, di contro, una svolta di apertura verso la modernità
europea e i suoi problemi. In realtà, però, tale “coscienza della
crisi” era iniziata prima e al margine della disfatta del 1898. Scrive
infatti Azorín:
Si crede abitualmente che tutta questa copiosa bibliografia
rigenerazionista, che tutti questi lavori sorti sotto l’ossessione del
problema della Spagna, siano germogliati dal disastro coloniale e come
sua conseguenza. Niente di più sbagliato. La letteratura rigeneratrice,
prodotta nel 1898 e negli anni successivi, non è che un prolungamento,
una continuazione logica, coerente, della critica politica e sociale che
veniva esercitandosi da molto prima delle guerre coloniali. Il disastro
avviò, sì, il movimento, ma la tendenza era antica, ininterrotta
7
.
suo romanzo
La voluntad
(1902) e che a partire dal 1905, con il libro
Los pueblos
,
assumerà come pseudonimo. Come giustamente rileva Lia Ogno, «anticipando
Pirandello e suoi sei personaggi, Pessoa e i suoi eteronomi, Machado e i suoi
apocrifi, anticipando l’Unamuno di
Niebla
, Azorín è il caso di un personaggio
letterario che esce dalle pagine stampate dei libri e diviene “reale”, fagocitando
l’autore che l’aveva creato» (L. Ogno,
Introduzione
ad Azorín,
Il politico
, Firenze,
Le Lettere, 2001, p. 5).
7
Azorín,
Clásicos y Modernos
, cit., pp. 180-181.
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