Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 318

Armando Mascolo
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cambio di secolo, ad una dialettica complicata tra rivendicazioni di
tradizioni nazionali e autenticità popolare, da una parte, e apertura
alle influenze esterne, dall’altra.
L’ossessiva preoccupazione che gli intellettuali spagnoli della
fine dell’Ottocento avvertirono per la decadenza e le sorti del pro-
prio paese nasconde in realtà il fondo tragico e oscuro di una crisi
vissuta a livello intimo e personale. Il loro «esasperato nazionali-
smo», osserva acutamente Emil Cioran,
è piuttosto una maschera, grazie alla quale cercano di nascondere
il proprio dramma e di dimenticare nel furore rivendicativo la loro
inettitudine a inserirsi negli avvenimenti: dolorose menzogne, reazione
esasperata di fronte al disprezzo che temono di meritare, sotterfugio
per eludere la segreta ossessione di sé. Detto più semplicemente: un
popolo che è tormentato per sé stesso è un popolo malato
11
.
Gli uomini del ’98, dunque, «videro il problema nazionale come
11
E.M. Cioran,
La tentazione di esistere
, cit., p. 51. I libri di Cioran sono dissemi-
nati di numerosi riferimenti alla Spagna e al popolo spagnolo. Di quest’ultimo
egli apprezzò in modo particolare il senso di decadenza, la nostalgia per il pro-
prio glorioso passato, la singolare concezione della sconfitta. È lo stesso Cioran,
del resto, a confessare apertamente le ragioni del suo profondo interesse per la
Spagna in un’intervista rilasciata a Jason Weiss a Parigi nell’agosto del 1983: «È
il paese europeo che mi ha attratto di più. Inizialmente avevo fatto domanda
per una borsa di studio per andarci, volevo studiare con Ortega y Gasset, prima
di venire a Parigi, ma poi è scoppiata la guerra civile. Come è nato questo mio
interesse? Per motivi personali, sono sempre stato attratto dai paesi che avevano
sogni grandiosi, poi falliti. E ritengo che la Spagna offra l’esempio del fallimento
più grande e illustre» (E. Cioran,
L’intellettuale senza patria. Intervista con Jason Weiss
,
a cura di A. Di Gennaro, tr. it. di P. Trillini, Milano-Udine, Mimesis, 2014, p. 60).
Cioran visitò poco la Spagna, della quale ebbe un’idea maturata prevalentemen-
te sulla scorta delle sue vaste frequentazioni letterarie. Si dedicò molto, infat-
ti, alla lettura di diversi autori spagnoli, soprattutto Unamuno, Ortega e María
Zambrano, quest’ultima conosciuta personalmente a Parigi, e prestò sempre una
grande attenzione alla mistica spagnola, specialmente all’opera di Teresa d’Ávila.
Sul rapporto di Cioran con la cultura spagnola, si vedano le pagine ad esso de-
dicate in J.I. Nájera Nieto,
El universo malogrado: carta a Cioran
, Murcia, Editorial
Regional de Murcia, 2009, pp. 103-110.
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