Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 312

Alessia Scognamiglio
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pubblicare era tra le mani dell’ottantasettenne maestro nella mattina,
mirabilmente ancora operosa, dell’ultimo suo giorno, il I marzo 1965.
Tanto lunga fedeltà a un suo autore derivava non solo dallo speciale
affetto che lega i grandi studiosi ai loro primi temi […]; derivava da
una congenialità che, in qualche pagina di Nicolini su Galiani, sembra
rasentare forme di
transfert
: pagine in cui quasi non riesce subito facile
stabilire se sia Galiani che parli per bocca di Nicolini o se sia Nicolini
che presti a Galiani sentimenti e risentimenti suoi, approfittando
dell’intimità nata nella lunga dimestichezza intellettuale. L’insofferenza
per l’astratto, per il dottrinario, per il rigido razionalistico, l’attitudine
a pungere con lo spillo di un frizzo otri gonfiati di spocchioso
intellettualismo, la fiducia nella sanità risolutiva del buonsenso sono
tratti che accomunano istintivamente lo studiato e lo studioso,
favorendo una simpatia incline a tramutarsi in una specie di simbiosi
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.
Questa, dunque, l’affascinante lezione di Ferdinando Galiani, il
petit abbé
che ha lasciato ai posteri la lezione del diritto alla pigrizia
contro la noia del filosofare, e quello di una conoscenza sempre
curiosa contro ogni rigore che banalizza e automatizza il piacere
della ragione.
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P. Piovani,
Elogio di Fausto Nicolini
, cit., pp. 18-19.
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