Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 297

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Alessia Scognamiglio
Borie, antiquaria, vetero-classicismo:
la risposta dell’abate Galiani al “moderno filosofare”
1. Questo contributo su Ferdinando Galiani intende mettere a fuoco
due aspetti molto particolari della personalità e del pensiero di un’ec-
centrica e inconsueta figura di intellettuale di età moderna, e cioè la
pigrizia e la
curiositas
intese come criteri ermeneutici da contrapporre
alla boria del sapere vetero-classicista legato alla tradizione letteraria
e filosofica greco-latina, che circolava negli ambienti culturali ed ac-
cademici napoletani nella seconda metà del Settecento.
Dare da subito notizia di un dato biografico su Galiani è essen-
ziale per la comprensione del discorso che intendo portare avanti.
Nel mese di gennaio del 1759, già famosissimo come letterato,
Ferdinando Galiani è a Napoli (dove è arrivato, all’età di otto anni,
nell’ormai lontano 1736), e ricopre la carica di Segretario di Stato
e Casa reale. Dopo circa un mese, grazie alle sue doti diplomatiche
assolutamente non comuni, riceve da Bernardo Tanucci l’incari-
co di Segretario di Ambasciata in Francia, e parte per Parigi. La
“missione” parigina risponde, in realtà, ad un’esigenza strategica,
che è quella di sondare e preparare il terreno per una maggiore
autonomia del Regno dalla Francia; il repentino richiamo a Napoli
nel 1769 imposto dal ministro della politica estera francese, il duca
di Choiseul, è infatti il prezzo che Galiani pagherà per i sospetti
che sono ricaduti su di lui e sulla trama ordita da Tanucci. Sebbene
anche a Napoli non metterà mai fine all’incarico che aveva assunto
quando era partito per la Francia, continuando a studiare ogni pos-
sibile contromisura per assicurare l’autonomia e l’unità del Regno,
e per evitare alla sua città ogni forma di subordinazione e il ruolo
di Stato satellite di Parigi, si profilano per l’abate anni tragicamente
bui, vissuti nel costante e struggente rimpianto di Parigi fino alla
morte, che lo coglie il 30 ottobre del 1787.
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