Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 289

289
La
hybris
dell’aspirazione alla longevità
Però, come si sa, la durata della vita è quanto mai indeterminata
e variabile, mentre gli uomini hanno bisogno di certezze per vivere
e in questa prospettiva le pagine finali del
De l’homme
, oltre a for-
nire la verifica empirica dell’insormontabile limite biologico alla
longevità individuale, sollevano il quesito filosofico se la qualità
della vita non valga più della sua quantità. Dal calcolo dell’ipote-
tica speranza di vita egli, infatti, prende spunto per avviare la sua
riflessione sul significato del tempo vissuto; perché per l’uomo, a
differenza degli altri animali, vivere non è semplicemente esistere.
Del resto sotto questo profilo, la spietata concretezza delle tavo-
le di mortalità del Duprè restituiva un quadro a fosche tinte della
mortalità umana che ben poche speranze di futuro lasciva a gran
parte dell’umanità. Le statistiche mostravano, infatti, che la metà
del genere umano moriva prima dei nove anni, due terzi prima dei
trentanove e tre quarti prima dei cinquantuno. Verità deprimenti
che possono indurre al pessimismo se non si tiene conto dell’uni-
cità della condizione umana.
Per questo motivo i numeri delle statistiche non vanno solo con-
tati ma anche “pesati”: non tutti gli anni della vita sono uguali.
Per la corretta interpretazione dei dati l’aspettativa di vita calcolata
sull’età fisica va compensata alla luce dell’età morale che ci restitu-
isce il valore reale delle paure e delle speranze degli uomini nelle
diverse fasi della vita.
Si potrebbe pensare che la distinzione tra età fisica ed età morale
sia introdotta da Buffon per evitare la distorsione statistica provo-
cata dall’alta mortalità infantile considerata un elemento di distur-
bo, un rumore di fondo da eliminare; un criterio, ancora oggi uti-
lizzato per il calcolo della speranza di vita nelle società tradizionali.
Buffon però va ben oltre il semplice adeguamento dei criteri sta-
tistici alla realtà demografica dell’Europa del Settecento. Secondo
lui, infatti, i primi quindici anni sono a tal punto ininfluenti nella
vita di un uomo da non lasciare traccia nella memoria e di fatto
moralmente nulli perché solo a quella età cominciamo ad orga-
nizzare e dirigere i nostri pensieri e le nostre azioni verso obiettivi
Leben zu verlängern
, Jena, in der akademischen Buchhandlung, 1797).
1...,279,280,281,282,283,284,285,286,287,288 290,291,292,293,294,295,296,297,298,299,...500
Powered by FlippingBook